Doccia fredda a Nucetto, chiude l’Alpitel

L’annuncio martedì sera in una riunione con i sindacati a Roma. Nel Natale 2019 anche il vescovo di Mondovì, mons. Miragoli, aveva espresso la vicinanza ai lavoratori

Alpitel Nucetto

Doccia fredda a Nucetto, chiude l’Alpitel

Nel Natale 2019 anche il vescovo di Mondovì, mons. Miragoli, aveva voluto portare la propria solidarietà celebrando una messa a Nucetto in concomitanza della crisi che stava interessando l'Alpitel e si parlava della possibilità di 29 licenziamenti. A marzo 2020 la svolta positiva con l’accordo per i contratti di solidarietà, ma nella serata di martedì 12 ottobre è arrivata la doccia fredda: il Gruppo PSC della famiglia Pesce, che aveva acquistato anni fa la stessa Alpitel dalla famiglia Bellino, ha annunciato in una riunione con i sindacati a Roma la chiusura dello stabilimento di Nucetto. Per i poco meno di cento dipendenti si parla di un possibile trasferimento a Cherasco, per gli operai, e a Beinasco, per gli impiegati. Un piano da portare a termine tra febbraio e marzo dell’anno prossimo. «Era già nell’aria, ma si sperava non si arrivasse a questo punto. Siamo di fronte ad una situazione molto preoccupante per tutta la vallata già segnati da altre criticità occupazionali. Sarebbe stati utile avere un confronto con la proprietà che non c’è stato» dichiara il sindaco di Nucetto, Enzo Dho.

Nel settembre 2019 era arrivato l’impegno del Gruppo PSC a garantire i livelli occupazionali dell’Alpitel su tutto il territorio nazionale ed in modo particolare, nella provincia di Cuneo «e non solo per gli accordi societari – scriveva l’azienda –, ma anche per la valorizzazione dell’alta professionalità e conoscenza tecnica delle maestranze», ma purtroppo Nucetto sembra rimarrà tristemente fuori.


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