Da molti anni si dice che l’Italia non è un “Paese per giovani”, ma a questo punto, dopo qualche decennio di lento declino, sembra quasi diventato un Paese in cui la gioventù è “a rischio di estinzione”. Dai tempi del baby boom ad oggi, la rotta sembra infatti essersi clamorosamente invertita: una marcia indietro che ha travolto la curva demografica e l’ascensore sociale, sempre più in caduta libera e che rischia di trascinare il futuro delle giovani generazioni e del Paese intero.
Anche nel Piemonte la fotografia della gioventù non è delle migliori: più di 1 minore su 6 vive in condizioni di povertà relativa. Gli “early school leavers” (ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione) sono il 12% e i NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione) raggiungono quasi il 20%.
In entrambi i casi si tratta delle percentuali più alte del Nord Italia (dopo la Liguria), anche se al di sotto della media nazionale (rispettivamente 13,1% e 23,3%), ma molto lontane da quelle europee (9,9% e 13,7%).
(...) Ulteriori particolari su L'Unione Monregalese del 17 novembre 2021. Sei abbonato on line? CLICCA QUI e leggi la news completa
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