Questa volta non bastava la maggioranza semplice. Era una proposta di modifica allo Statuto comunale, e serviva la "maggioranza qualificata" ovvero il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri. Giovedì 29 settembre, per una volta, hanno in un certo senso vinto le minoranze. Che hanno votato "no". E il motivo, con parole diverse, lo hanno ribadito più o meno tutti (Morandini, Oreglia, Pulitanò, Rosso e li citiamo così per ordine alfabetico): «È una questione di metodo: se si vuole modificare lo Statuto, carta fondante del Comune, ci dovete coinvolgere prima».
Verrebbe da dire che è una questione di pura logica, di causa-effetto: se si vuole portare avanti una proposta che richiede, per legge, l'approvazione delle minoranze, o la si concorda... o si rischia di non ottenerla.
Di quali modifiche si parlava? Ne parlavamo ieri: la possibilità di istituire i "Consigli di frazione (e i "capi-cantone") e la possibilità, per il sindaco e la Giunta, di nominare "consulenti esterni", volontari, fra i cittadini. Ma anche la possibilità di istituire Commissioni consultive su punti specifici.
«La Giunta della nostra città è così giovane da aver bisogno di... "tutor"? - ha chiesto, ironicamente, Rocco Pulitanò (FDI) -. Modificare lo Statuto è una cosa importantissima: queste cose non si possono proporre in Consiglio comunale senza averne parlato prima. Se chiedete collaborazione, dovete offrirla». Cesare Morandini (PD): «Nel merito, potremmo anche essere favorevoli ad alcune cose: anche nel nostro programma si parlava di "consigli di frazioni". Anzi, magari andrebbero fatti anche per altri rioni. Ma se il metodo della maggioranza è quello di portare in Consiglio una modifica dello Statuto mai concordata, votiamo contro».
Dalla maggioranza, replica Guido Bessone: «È incredibile sentire che si sarebbe favorevoli ai punti proposti... ma che si vota contro "per questioni di metodo". Sono tutte modifiche che migliorano lo Statuto e vanno anche a favore delle minoranze». E Roberto Ganzinelli: «Noto una strana compattezza, inedita, fra le due minoranze. Siete diventati un gruppo unico? Ne prendiamo atto». Il sindaco, Luca Robaldo: «Spiace sentire una simile accusa alla Giunta: non serve nessun "tutor", stiamo proponendo un modo per coinvolgere i cittadini e per ricorrere a pareri esperti su temi importanti come, per esempio, la sanità. Direi che siamo davanti a un caso unico nazionale: il PD e il Centrodestra votano assieme».
Ma le minoranze ribadiscono la contrarietà, intervengono anche Enrico Rosso e Davide Oreglia: «Non ci siamo "messi d'accordo": ogni gruppo, per conto proprio, ritiene che questo punto non vada approvato». Morandini: «Vi stupisce che voteremo allo stesso modo? Forse dovreste chiedervi la ragione». E il punto non passa.