Ventun anni e tre mesi. Questa la sentenza per Assunta casella, oggi (venerdì 14 luglio) condannata per l'omicidio volontario e l'occultamento del cadavere del marito Severino Viora. I fatti risalgono al giugno del 2016. L'uomo fu addormentato con un sonnifero (lo Zolpidem, di cui fu rinvenuta una confezione nella stufa) e poi soffocato, forse con un cuscino. La donna avrebbe tenuto nascosto in casa il corpo per ore e infine lo caricato su una carriola e gettato nel noccioleto a fianco della cascina in cui vivevano.
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Meno di due ore di Camera di consiglio, poi la Corte (presieduta dal giudice dott. Andrea Pisanu) ha letto la sentenza. la Procura aveva chiesto l'ergastolo, ma la Corte ha riconosciuto alla donna (59enne) le attenuanti generiche.
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L'uomo narcotizzato e poi soffocato: «Voleva rifarsi una vita senza di lui»
Le motivazioni de gesto, secondo l'accusa: «Ha deciso di uccidere il marito almeno un mese prima, quando ha comprato il farmaco e lo ha usato per mettere in atto l’omicidio. Voleva iniziare una nuova vita senza di lui», aveva detto il pubblico ministero Attilio Offman durante l'arringa finale. «La donna ha acquistato un sonnifero Zolpidem l’8 maggio e da quel momento iniziò a diffondere la storia che il marito aveva un’amante di origini romene».
IL MEDICO. «La moglie si fece prescrivere il farmaco qualche tempo prima»
La donna, durante le ricerche del pensionato scomparso, aveva infatti cercato di tranquillizzare i familiari dicendo che il marito era andato all’estero a fare una vacanza con l’amante. Per l’accusa inchiodare Assunta Casella, sono, fra il resto, le “Innumerevoli contraddizione” in cui è caduta nei giorni successivi alla morte del marito. Il movente? «Voleva rifarsi una vita e la presenza del marito glielo impediva»