Italiana Coke, la situazione è grave

L’azienda di Bragno ha richiesto il concordato preventivo in bianco.  I sindacati: «Servono garanzie per il futuro del sito e degli oltre 400 lavoratori».

Giorni cruciali per l’Italiana Coke, l’azienda di Bragno che da un paio di mesi a questa parte sta vivendo una situazione di sofferenza finanziaria. La scorsa settimana l’azienda ha chiesto l’apertura della procedura di concordato preventivo in bianco. «Si tratta di uno strumento che la legge mette a disposizione dell’imprenditore, in crisi o in stato di insolvenza, per evitare la dichiarazione di fallimento, attraverso un accordo destinato a portare ad una soddisfazione anche parziale delle ragioni creditorie. Si chiama “preventivo”, appunto, per questa sua principale funzione di prevenire la più grave procedura che potrebbe seguire ad uno stato di dissesto finanziario – spiegano dal quotidiano giuridico “Studio Cataldi” –. Lo scopo del concordato preventivo non è solo quello di tutelare l’imprenditore in difficoltà, ma anche i creditori. Se da un lato il debitore con l’accesso alla procedura può paralizzare ogni possibile azione esecutiva nei suoi confronti e mantenere l’amministrazione dell’impresa, sia pure con i limiti introdotti, i creditori, dal canto loro, possono evitate l’attesa dei tempi lunghi necessari per portare avanti la più complessa procedura fallimentare e conseguire, così, in tempi relativamente brevi, il soddisfacimento quantomeno parziale del proprio credito. Al di là degli interessi dei soggetti direttamente coinvolti nel procedimento non si può negare che il concordato preventivo soddisfi anche il più ampio e generale interesse della società al mantenimento dell’operatività delle imprese e dei livelli occupazionali». La speranza dei dipendenti e dei delegati sindacali è proprio che questo strumento consenta di proseguire l’attività industriale.
Garanzie per il futuro imprenditoriale del sito e per i lavoratori dell’azienda e dell’indotto, circa quattrocento posti, è quanto chiesto a gran voce dai sindacati nella giornata di lunedì, durante il vertice con l’azienda svoltosi all’Unione Industriali di Savona. «Una parte dei lavoratori è già in cassa integrazione – ricorda Tino Amatiello, segretario provinciale di Filctem Cgil –. L’azienda ha problemi di liquidità che potrebbero comportare lo stop alle attività dei forni. Dobbiamo assolutamente evitare che questa ipotesi si concretizzi, altrimenti la produzione del sito potrebbe essere gravemente compromessa».
Dal 2 febbraio scorso 40 dipendenti dell’azienda valbormidese (per lo più impiegati negli uffici, nel magazzino generale, nelle spedizioni e nei laboratori) si trovano in cassa integrazione a rotazione. Il periodo di “cassa” doveva durare solo tre mesi: l’accordo era stato ratificato tra azienda e sindacati all’Unione Industriali di Savona, per far fronte ad alcuni problemi di liquidità e eccessivi costi di produzione. Ma ora sembra che questo provvedimento non sia più sufficiente per dare ossigeno all’azienda come dimostrano la richiesta di apertura della procedura di concordato preventivo in bianco e la nota ufficiale inviata dall’azienda al prefetto Gerardina Basilicata e al sindaco Fulvio Briano per informarli che due banche avrebbero chiuso le linee di credito, in una grave situazione di difficoltà economica. Una situazione finanziaria difficile e che lascia parecchie perplessità. Per questi motivi le Associazioni di categoria e i lavoratori non escludono proteste e iniziative mirate a far sentire la propria voce. che potrebbero essere messe in campo nei prossimi giorni.

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