Emergenza profughi in Valbormida: «Serve maggiore comunicazione»

In provincia di Savona sono ospitati 300 migranti di cui la metà in Vallebormida. La presa di posizione dei sindaci di Calizzano, Roccavignale, Plodio e Altare.

L’emergenza profughi non si placa soprattutto in Valle, e i primi cittadini lamentano spesso una scarsa comunicazione tra i diversi soggetti preposti a gestire l’accoglienza dei rifugiati. Un problema che è stato affrontato durante l’ennesima riunione sul tema svoltasi la scorsa settimana in Prefettura a Savona.
«Nella provincia di Savona i migranti sono circa 300. La Valbormida ne ospita la metà, 40 solo a Calizzano: un numero che, rapportato alla popolazione, già dimostra il massimo impegno di tutti nel gestire questa situazione – spiega il sindaco Pierangelo Olivieri –. Situazione che oggi, tenuto conto sia dell’ordine sociale che dei profili sanitari, non presenta criticità. Tra l’altro stiamo lavorando, insieme alla cooperativa che gestisce la casa accoglienza, sull’integrazione dei migranti anche attraverso appositi corsi di formazione. Ma sarebbe ancora così di fronte a un turnover o all’ulteriore aumento delle presenze? Per questo auspichiamo che per Calizzano, già satura, non siano previsti ulteriori afflussi». «Durante l’incontro in Prefettura – aggiunge – ho inoltre ribadito quanto sia importante la massima trasparenza da parte di tutti i soggetti coinvolti nella procedura di accoglienza e ospitalità, così come la solidarietà tra i vari Comuni, soprattutto dei più grandi, dotati di quei servizi che invece noi, più piccoli e periferici, stiamo tentando di mantenere se non di riportare sul nostro territorio».
A Roccavignale la struttura di via don Ferraro ospita nove migranti, provenienti dal Mali, di età compresa tra i 20 e i 30 anni. «Non abbiamo riscontrato criticità o lamentele da parte della popolazione – spiega il sindaco Amedeo Fracchia –. E da alcune settimane, grazie a un’apposita convenzione, i migranti, che frequentano anche corsi sulla sicurezza, si sono resi disponibili a effettuare piccole mansioni a servizio della comunità, coordinati dal nostro operaio comunale. Va però precisato che, allo stato attuale, il Comune non ha a disposizione ulteriori risorse e quindi risulterebbe difficile riuscire a coordinare ulteriori arrivi». Clima più teso, soprattutto alcuni mesi fa a ridosso dell’arrivo dei profughi, a Plodio dove né il Comune né la popolazione sapevano dell’esistenza di una casa accoglienza. Tant’è che, all’inaspettato arrivo dei venti migranti, era seguito, a fine ottobre, un incontro pubblico voluto dall’Amministrazione comunale. Presenti anche il comandante dei Carabinieri di Cario M.tte e i responsabili della cooperativa “Il Faggio”. «Ci impegniamo affinché la permanenza dei profughi in paese si limiti al massimo a sei mesi – aveva promesso il direttore Bonjean –. E nel caso in cui qualche profugo decida di andare via prima, non offriremo nuove ospitalità». «Nelle ultime settimane sono andati via cinque migranti – precisa il sindaco Gabriele Badano – e, come confermato dalla cooperativa, non verranno rimpiazzati. Tengo inoltre a precisare che, al contrario di voci diffuse in settimana sui social network, non ci sono stati altri arrivi in paese». L’emergenza profughi ed il problema dell’immigrazione preoccupa anche Altare e molti cittadini, soprattutto alla luce dell’ultimo arrivo a gennaio di 20 extracomunitari, ospitati in un ex albergo proprio nel centro del paese. Una scelta che non è stata digerita neanche dall’Amministrazione comunale, che non è stata neppure interpellata per la dislocazione dei nuovi profughi. «Non ci hanno contattati e certamente avremo scelto per un’altra struttura, magari non nel centro: la cooperativa e i privati che hanno gestito l’accoglienza dei profughi non ci hanno coinvolto» afferma il sindaco di Altare, Davide Berruti. «Tengo a precisare che non ci sono mai stati problemi, tuttavia una certa preoccupazione dei cittadini è arrivata al Comune, che rimane in stretto contatto con la Prefettura e le autorità sanitarie per ogni evenienza. E’ chiaro che ad alcuni altaresi non fa piacere vedere continui controlli in centro paese, così come ribadisco il concetto che il nostro Comune non è adatto ad ospitare l’arrivo di profughi. Mi pare che ci sia stata una certa superficialità nel problema, creando ora una situazione delicata», conclude il sindaco Berruti.

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