Insegnante del Cfp a New York

Il prof. Giulio Tiraboschi, assieme ad altri cinque docenti, tutti vincitori ex aequo, di un concorso del quotidiano “La Repubblica”

Una settimana a New York, per visitare oltre il palazzo dell’Onu, alcune scuole che sviluppano innovazione didattica e, soprattutto, altre che fanno inclusione, nel Bronx. È questa “l’esperienza” che il prof. Giulio Tiraboschi, insegnante del Cfp Cebano-Monregalese della sede di Mondovì, sta vivendo in questi giorni grazie al premio vinto a livello nazionale (ex-aequo con altri cinque docenti di altrettanti Istituti scolastici nazionali) e messo in palio da “La Repubblica”, con un progetto di accoglienza, realizzato con un video girato da Geronimo Carbonò: “Senza Confini, senza Paure”.
Ovvero il racconto di come 27 studenti del Cfp partecipanti al viaggio in Sicilia, sul tema dell’immigrazione, abbiano vissuto l’esperienza, “dal vivo”, visitando la capitaneria di porto, vedendo i barchini con cui i migranti arrivano in Italia, incontrando i minori seguiti da alcuni sacerdoti e suore e “scoprendo” anche il CARA di Mineo, il centro di accoglienza, fra i maggiori in Italia.
Il prof. Tiraboschi è partito martedì 26 febbraio da Milano, assieme ai cinque docenti che hanno realizzato i progetti vincitori ed a 70 ragazzi veneti che a New York parteciperanno al “Global citizens model united nation” (simulazione di una sessione Onu) organizzato da “United network”.
«L’impatto con la città è stato travolgente – scrive in un post il prof. Tiraboschi –: per chi è abituato alla nostra piccola realtà locale: sembra di essere sopraffatti dalla grandezza e dalla luce. Ad accoglierci, il “Manhattan at time square”, in una zona piena di vita a tutte le ore». Giorni segnati da visite, ma anche da momenti di tempo libero, per permettere al gruppo di docenti di “vivere” l’avventura americana. Così la scoperta di Central Park che nel silenzio del primo mattino accoglie centinaia di podisti e ciclisti. «Da non crederci». Aggiunge il docente monregalese. Poi gli incontri istituzionali: dalla visita guidata degli uffici Onu, alla salita sull’Empire State Building da dove si ha una vista mozzafiato sulla metropoli.
Ancora il prof. Tiraboschi: «Particolare è stata la visita di una eccellenza newyorkese: la Brox High School of science, una delle migliori scuole locali. Abbiamo assistito a diverse lezioni fatte da professori giovani e coinvolgenti. Con l’incontro anche con la viceconsole italiana a New York, che ci ha parlato del sistema scolastico locale e di come si cerca di valorizzare la lingua italiana. Ma cosa mi ha colpito maggiormente è stata la visita alla statua della Libertà. Con le tante scritte che fanno riflettere sul tema dell’immigrazione. Bella la statua, ma soprattutto toccante il museo di Ellis Island dove abbiamo potuto ripercorrere il faticoso cammino di un immigrato appena giunto in terra americana. Ci sarebbe voluta una giornata intera per tanta ricchezza di umanità che traspariva da quelle stanze. Con un’impressione comune: quanto succedeva allora non è poi così lontano da qua, e accade oggi in Italia».
Poi altra realtà scolastica, la “Stuyvesant high school” di Manhattan, una scuola grandissima e molto organizzata, accolti da tutto lo staff. E ancora nei giorni seguenti altre visite alla “Frick colletion” (con l’incontro col corrispondente de “La Repubblica”, Federico Rampini), al Metropolitan Museum e all’emozionante “Ground zero”, al ponte di Brooklyn. E infine il rientro, fra martedì 5 e mercoledì 6 marzo. «Sono state giornate piene e coinvolgenti – il commento finale – che mi hanno certo arricchito culturalmente e moralmente. Con un bagaglio che porterò certo al Cfp, coinvolgendo tutti i miei studenti».

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