Dove va la canzone italiana? da Sanremo a Sanrito

All’Isola Condorito la 2ª edizione

Sono tante le parole che potrebbero essere spese per il Festival di Sanremo, da sempre un contenitore, antico e per certi versi “conservatore”, di quella che ancora oggi è definita la “Musica Italiana”. È però un dato di fatto che a febbraio quasi la metà dei telespettatori del Belpaese si sintonizzano sulla kermesse della Riviera. Negli anni non è di sicuro venuta meno la funzione di vetrina per quegli artisti che in virtù del loro passaggio aumenteranno la propria visibilità. Ma se oggi è assodato che non si vive, se non in pochi, pochissimi e limitati casi, esclusivamente dell’uscita discografica (ma di un mix di fattori, come ad esempio i live) l’evento rimane un rito per altri operatori. Chi (ci si potrebbe chiedere), a questo punto? Nell’era della musica liquida, in cui la vita di una canzone ha durata assai breve, il passaggio radiofonico è uno dei tanti strumenti di vendita e dove il mercato discografico mostra crepe profonde come voragini, questo antico rito pagano non può che sostenersi sui personaggi che lo popolano e sulla necessità di intrattenimento del suo pubblico.
Chi scrive tacciato talvolta, anche all’interno della redazione, di un certo snobismo in fatto di gusti musicali crede che il piacere sia molto soggettivo (magari anche discutibile), ma laddove si parli di pop il giudizio del pubblico è indispensabile per decretare il successo di una canzone. Cosa stride sono invece la costruzione del “fenomeno” per la massa e i tentativi per tenerlo il più possibile in vita: come nel ciclo di vita di un bene strumentale, si ritira l’automobile vecchia e se ne propone una nuova. Una volta le etichette impiegavano il loro massimo sforzo nello scoprire talenti, oggi no; così come chi invoca la professionalità come discrimen tra l’estemporaneità del caso e la meticolosità costruita negli anni di lavoro, passione e un pizzico di fortuna, mostra solo un lato della medaglia. Anche quest’anno probabilmente guarderò, se non integralmente, qualche pezzo di Sanremo; ma per quella predisposizione al coraggio del mettersi in gioco, compensando la professione col tempo dedicato ad una passione, mi sentirò ancora una volta molto più vicino ad esperienze come le etichette locali, i pub che propongono band di musica inedita o un evento come Sanrito.
Sì perchè anche la nostra provincia ha la sua rassegna, che per il secondo anno consecutivo si terrà, in concomitanza con il ben più famoso festival, all’Isola Condorito. I nomi in gara non saranno forse tra i più conosciuti anche se di band come La Banda Fratelli o di Lizziweil e Mano Manita, qualcuno avrà già sentito parlare, leggendo magari queste colonne. Il rapper Pepe Nocciola metterà in palio la scettro aggiudicatosi nella prima edizione e tanti concorreranno: Autoscatto e Paolo Gaviglia sono i due nomi più “lontani”, Le Note Che Non Vuoi hanno spesso suonato a Torino, così come Beppe Puso accompagnato da Eugenio Rodondi; Jego e Matteo Moncalero, gli spin off alla prova del fuoco. Il gruppo di volontari del Sanrito forse tutti questi pensieri non se li farà neanche (tanto più con tale tracotanza); l’importante sarà divertirsi, confrontarsi, tra amici e conoscenti, con cui magari da anni si condividono i palchi di provincia, nel nome di quella partecipazione che un grande paroliere – quello, sì – come Giorgio Gaber chiamava Libertà.

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