«In montagna, impedimenti e vincoli normativi gravano su costi e fatiche. Difficile affrontare il “lupo” se la legislazione ce lo impedisce. E il Parco è come il lupo: un business. Più territorio è protetto, più arrivano soldi e finanziamenti». L’incontro sul “No all’ampliamento del parco” voluto, sabato sera, dal Comprensorio di caccia Cn7 Alta Val Tanaro, si apre, dopo i saluti di Aldo Acquarone, con l’intervento di Giorgio Alifredi, presidente dell’Associazione “Alte Terre”. «Siamo contrari – ha proseguito – alle decisioni imposte dall’alto, che espropriano la comunità locale della facoltà di decidere. Invece che al Parco, perché non pensare alla protezione di chi, a stento, vive e lavora in montagna?». «Il nostro ingresso nel Parco del Monviso pareva cosa fatta – ha aggiunto il sindaco di Villar Pellice, Lilia Garnier –, ma siamo riusciti a opporci. Il Parco porta soldi all’Ente Parco, non alle Amministrazioni. Ho letto documenti di gestione in cui ricorreva la parola “divieto”». Convinto anche Massimiliano Romano, sindaco di Camerana, Comune che, da circa 25 anni, fa parte della Riserva naturale “Sorgenti del Belbo”: «Non conosciamo benefici. Solo vincoli per il taglio legna, per la caccia e l’incremento di cinghiali e caprioli. In passato abbiamo già chiesto, almeno, di ridurre la delimitazione, richiesta bocciata». E ancora Giovanni Dalmasso presidente “Adialpi”: «Finora sono stati i malgari a mantenere ordine sul territorio, sanno benissimo gestirsi da soli». «Dal punto di vista della conservazione e gestione faunistica – ha poi precisato il tecnico faunistico e rappresentante Federcaccia, Bepi Audino – i Parchi hanno fatto il loro tempo: nelle aree gestite dai Comprensori si ottengono risultati analoghi. Estendere aree protette su zone significativamente popolate da selvatici aumenterà l’impatto su colture agricole e rinnovazioni forestali». Valter Roattino per Confagricoltura Mondovì: «Produzioni agricole e Parchi allargati: quali i beneficiari? Gli agricoltori sono i penalizzati. Non siamo contrari ai Parchi, purché osservino determinati criteri. No a ulteriori vincoli». «Dopo due incontri pubblici “Pro Parco” – ha commentato Aldo Acquarone – ci è parso corretto trattare, attraverso diverse esperienze, anche le posizioni di chi la pensa diversamente. E a Ormea tanti sono i contrari. Dopo l’accordo raggiunto a fine marzo con l’Amministrazione comunale, diciamo no a una nuova delimitazione che, imposta dall’alto, si ripercuota sugli alpeggi, sulla caccia, sulla proprietà privata e sino alle borgate. Una posizione di cui dovrà tenersi conto». «Colgo l’occasione per ringraziare i volontari del nuovo cinema che hanno ospitato l’incontro».
Ormea: «No all’ampliamento del Parco»
L’incontro promosso dai cacciatori con sindaci, malgari e agricoltori che si oppongono alle aree protette