«Mi diede quattro piccole pietre che diceva essere preziose, con valore di 200 euro ciascuna. Per la Guardia di Finanza, invece, erano sassi raccolti in un torrente». Lo ha detto lunedì, in Tribunale, una delle due vittime della presunta truffa per cui è a processo il genovese M.G.
L’altra persona offesa è L.B., ex direttrice delle Poste di Frabosa. «Era un cliente abituale del nostro ufficio, avevo fiducia in lui. Quando non poteva passare anticipavo personalmente i soldi per le sue bollette e me li ha sempre rimborsati» ha spiegato l’ex dirigente al giudice, aggiungendo: «Quando mi chiese se volevo investire dei soldi che avrebbero reso un interesse più alto di quello delle poste, accettai e gli diedi 14 mila euro. Avevo già fatto, con lui, un investimento in precedenza che andò a buon fine. Per pagarmi mi diede delle cambiali ma erano scoperte».
L’altro presunto truffato consegnò, in tutto, 46 mila euro. «Ho conosciuto M.G. tramite la direttrice delle poste – ha detto -: lei mi disse che lo conosceva e di stare tranquillo». L’ex direttrice è finita nei guai con la giustizia per la stessa vicenda: nel processo è contemporaneamente parte offesa e imputata di falso. Secondo l’accusa 5000 euro vennero versati su un conto corrente postale non intestato al presunto truffatore, ma su cui questi aveva disponibilità. Per il pm, i versamenti sul conto corrente postale furono possibili perché la direttrice certificò che la firma era del vero titolare del conto.
Nello stesso processo è imputato per circonvenzione di incapace V.M., tassista di Mondovì. Per la Procura avrebbe convinto una monregalese “con problemi di suggestionabilità” a dargli 15 mila euro (con un bonifico bancario) in cambio di alcuni servizi di taxi di valore molto inferiore. «Ottenere soldi da mia moglie è come rubare le caramelle a un bambino» ha testimoniato il marito. Il 5 dicembre la versione degli imputati.