Lorenzo Mò: un anno dopo

Il fumettista di Mondovì è stato il protagonista della prima intervista del nuovo Culture Club 51. Lo abbiamoincontrato un anno dopo, perché nel frattempo parecchie cose sono cambiate. Noi siamo cresciuti, e anche lui

Il primo incontro tra Lorenzo Mò e il Culture Club 51 era avvenuto al tavolino di un bar in parco Europa, a marzo dell’anno scorso. All’epoca la testata era ancora in uno stato embrionale: era stata pensata, progettata, si lavorava alacremente dietro le quinte per costruirla, per dargli forma in vista del suo debutto ufficiale; Lorenzo era un autore fresco di contratto con Eris Edizioni, alle prese con il suo primo graphic
novel. Da quella chiacchierata informale, davanti a una birra, nacque la prima intervista, il primo “aperitivo” (nel gergo baristico del blog) della nuova sezione culturale del sito. Da allora è passato poco più di un anno, eppure sono successe molte cose, valeva la pena ritrovarsi per raccontarsele e fare il punto. Doveva essere un’intervista, si è trasformata in una chiacchierata oceanica, sulla carriera di Lorenzo, che nel frattempo ha arricchito la sua attività con nuove prestigiose collaborazioni (su tutte quella con Linus), e sulla passione per l’arte fumettistica, che accomuna tutti noi. 

P. Allora Lorenzo, dove eravamo rimasti? 

  
LM. Eravamo rimasti con me che aspettavo che la casa editrice mi desse il suo parere sugli storyboard del libro, che stavo completando.

P. Il graphic Novel dedicato al mondo dei giochi di ruolo, protagonista della nostra precedente chiacchierata. A che punto sei con il progetto? 

LM. Mi mancano all’incirca un’ottantina di tavole da colorare. Molto probabilmente il libro uscirà nei primi mesi dell’anno prossimo. È una data favorevole, anche perché in questo modo sarà possibile presentarlo a tutte le principali fiere del fumetto italiane: Dal Cartoomics di Milano al Romics di Roma, Napoli Comicon, Treviso, Lucca etc etc. C’è anche Torino Comics, anche se è più piccolina. 

LB. Sì, Torino è ancora impostata un po’ vecchio stile, hanno a volte ospiti anche di rilievo ma hanno conservato una strutturazione anni ‘90, le altre hanno puntato più sulla cultura. 

LM. Vero, ricordo la prima volta che ci sono andato da ragazzino, nei primi anni 2000. Non è cambiato moltissimo da allora. In ogni caso, dicevo, è una data d’uscita favorevole anche perché mi lascia la possibilità di lavorare ad altre collaborazioni che sto intraprendendo. Ad esempio pochi giorni fa mi ha contattato Chiara Palmieri per chiedermi di partecipare a “Fumetti nei musei” 

LB. Si tratta del progetto che mira ad avvicinare i giovani ai musei tramite la collaborazione con fumettisti se non sbaglio  

LM. Esatto, ti affidano un museo e devi inventarti una storia dedicata. Alcuni lavori fatti per questo progetto sono davvero eccezionali, avevo visto il lavoro di Fabio Ramiro Rossin che era tecnicamente perfetto.Mi avevano già chiesto l’anno scorso  ma ero in alto mare con il libro e non me la sono sentita, dovevo finire tutte le matite e avevo una scadenza ravvicinata. Avrei dovuto troncare per un periodo il lavoro intrapreso con Eris e non mi sembrava professionale. La settimana scorsa mi hanno di nuovo contattato, c’è stato un primo scambio, presto mi faranno sapere qualche dettaglio in più. Se andrà in porto spero di arrivarci con le tavole praticamente finite 

P. In fase di revisione finale, insomma. Ma hai già pensato a titolo e copertina?

LM. Alla copertina sì, ma al titolo no e devo provvedere in fretta perché è possibile che a Lucca ci sia un’anteprima, come era già stato fatto per Misdirection di Lucia Biagi. Del resto la storia è interamente scritta, quindi non ho più scuse. 

LB. In area torinese in questo momento Eris rappresenta un po’ la casa editrice del fumetto d’autore, non me ne vengono in mente altre. C’è 001 ma è meno connotata geograficamente. 

LM. Infatti sono molto contento di lavorare per loro: è una realtà editoriale che secondo me ha fatto un salto di qualità notevole nel giro di pochissimi anni. 

P. Oltre al lavoro su questo libro, che ha occupato la maggior parte del tuo tempo, sono successe tante cose importanti quest’anno, una su tutte la  collaborazione con Linus e l’incontro con IgorT. Raccontaci come è andata.

LM. Avevo illustrato un articolo per Linus su richiesta di “Hurricane” Ivan Manuppelli, che aveva visto i miei lavori, probabilmente
tramite amicizie comuni, visto che io personalmente non lo conoscevo. I disegni usciti sulla rivista sono stati rilanciati
sui social, dove hanno avuto buoni riscontri. In particolare, tra i commenti positivi, c’era quello di IgorT, che aveva scritto di apprezzare il mio stile. Io sono cresciuto con i suoi fumetti, è stata un’emozione. Poi lo avevo incontrato a Lucca, pochi mesi dopo. Lo avevo ringraziato e lui
mi ha consigliato di pensare a qualcosa per Oblomov, un piccolo albo. Io però lavoravo, come ho già detto, per Eris e non potevo
prendermi un altro impegno di quel tipo. Qualche mese dopo IgorT ha assunto la direzione editoriale di Linus e mi ha chiesto di proporre qualcosa per la rivista. 

P. Nasce così il personaggio di “Merendino” 

LM. In realtà no, la prima cosa che ho fatto per loro è stato illustrare l’alfabeto di Houllebecq. Quando mi hanno chiesto di proporre una storia ho iniziato a cercare qualche idea che fosse “serializzabile” che potessi declinare in più puntate. Mi sono orientato su un mix di Fantasy e Fantascienza che è un genere a cui sono legato, anche per il mio background molto legato a fumetti anni ‘50-’60 e mi è tornato in mente un mio vecchio personaggio, nato casualmente per una copertina di Armata Spaghetto. Un cagnetto astronauta, dalle sembianze  antropomorfe. Mi piaceva perché sembrava proprio il classico personaggio da cartone animato. L’ho battezzato Merendino, come il
cane della mia fidanzata.

P. La prima storia di Merendino è in edicola sul Linus di questo mese, speriamo sia l’inizio di una lunga serie. 

LM. Vedremo anche quale sarà il riscontro di pubblico, se piacerà oppure no. 

P. E oltre a Linus? 

LM. In questo momento ho una proposta molto molto interessante per le mani, sarebbe bello se potesse concretizzarsi. Sono stato coinvolto in un progetto cinematografico, ma per ora non posso dire nulla di più. Tra le altre cose quest’anno ho partecipato
a una mostra in omaggio a Jacovitti, a una mostra dedicata agli Arcanoidi di Maicol e Mirco, ed ho disegnato la mia versione
di Batman, per la collezione privata di Eros Paoli, tutte esperienze molto interessanti.

Lorenzo Mò, classe 1989, è nato a Mondovì. Laureato all’Accademia Albertina di Torino, ha al suo attivo diverse pubblicazioni, su riviste, manifesti e locandine per concerti. Da quest’anno collabora stabilmente con Linus,nella direzione editoriale di Igor Tuveri

La copertina del numero di gennaio 2017 della rivista “Armata Spaghetto” su cui è apparsa per la prima volta la fifi gura di “Merendino”. Nel disegnarlo Lorenzo ha immaginato una versione maschile e spaziale di un suo precedente personaggio, una cagnetta investigatrice

Eros Paoli è un appassionato di fumetti e disegno di Bolzano. Sta lavorando a una collezione davvero speciale: commissiona a tutti gli autori di fumetto che incontra una versione personale di Batman su un gargoyle. La sua galleria raccoglie una varietà di stili davvero impressionanti, uno spaccato del panorama fumettistico italiano davvero impareggiabile

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