LSO: metti una sera l’heavy metal e Beethoven a teatro

Cosa c'entrano, in un solo contesto, Vienna, New York e la Val Bormida? Difficile spiegarlo. Però è necessario: per capire cos’è la Lost Symphony Orchestra, chi sono Silvio Sangrali e Giulia Moliterno e da dove nasce “L'Ultima Notte di Beethoven”, lo spettacolo musicale portato in scena a Millesimo venerdì 28 dicembre al cine-teatro “Lux”.

Cosa c'entrano, in un solo contesto, Vienna, New York e la Val Bormida? Difficile spiegarlo. Però è necessario: per capire cos’è la Lost Symphony Orchestra, chi sono Silvio Sangrali e Giulia Moliterno e da dove nasce “L'Ultima Notte di Beethoven”, il bellissimo spettacolo musicale portato in scena a Millesimo venerdì 28 dicembre al cine-teatro “Lux”.

Vienna, 1827
Il 26 marzo, nella sua casa viennese, muore il maestro Ludwig van Beethoven. Se ne va uno dei più grandi geni della storia della musica, e se ne va sordo e malato. Shubert scrisse che la sua musica avrebbe continuato a impressionare, ispirare e incantare il mondo per chissà quanti anni a venire. La leggenda racconta che morì proprio mentre stava pensando alla sua Decima Sinfonia, mai pubblicata né trascritta: esistono solo schizzi di quello che, si dice, sarebbe stato il suo ennesimo immortale successo.

New York, anni '80
C'era una volta un musicista di nome Paul O’Neill. Sì, bisogna dire “c'era una volta” – non tanto perché le fiabe iniziano sempre così, ma purtroppo perché Paul O'Neill ci ha lasciati nel 2017. E credetemi, è uno di cui si sentirà la mancanza in questa scena musicale. Nel 1987 O’Neill, chitarrista ma soprattutto produttore, venne in contatto con una band heavy metal piuttosto promettente: i Savatage, fondati dai due fratelli Jon e Criss Oliva, rispettivamente cantante e chitarrista.
I Savatage fino a quel momento avevano alle spalle un pugno di dischi carini, ma O’Neill intravide il potenziale della band e inizio a lavorare con loro. Non solo a produrli, ma a scrivere musica assieme a loro e a dare al loro sound metallico una direzione più “sinfonica”, aggiunse le tastiere, lavorò sui testi e sugli arrangiamenti. Da quel giorno i Savatage non finirono più di sfornare capolavori su capolavori, diventando – a parere di molti – una delle band più sottovalutate nella storia di tutta la musica rock, non solo dell'heavy metal. Dei tre dischi successivi pubblicati dai Sava – “Hall of the Mountain King”, “Gutter Ballet” e la rock opera “Streets” – è quasi impossibile dire quale sia il migliore. E arriviamo solo a metà carriera.

Nel 1995, dopo aver fatto uscire il monumentale album “Dead Winter Dead” (ennesimo capolavoro), O’Neill decide di osare e fonda un progetto tutto suo assieme a Jon Oliva (Criss era morto in un incidente stradale due anni prima): la Trans Siberian Orchestra. Una macchina da show pazzesca che, tra un rifacimento di musica classica e uno di una canzone natalizia, negli USA riscuote un successo clamoroso. Nel 2000 esce il loro disco “Beethoven’s Last Night”.

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https://www.youtube.com/watch?v=Gi1wIiWxMJI

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Val Bormida, anni 2000
Silvio Sangrali è un chitarrista che conosce l’heavy metal e i Savatage. Li ha visti live nel 2001 al festival Gods of Metal (c’era anche chi sta scrivendo questo articolo: fu la loro ultima data in Italia). Ama anche la Trans Siberian Orchestra, conosce benissimo l’album “Beethoven’s Last Night” e sa che, tanto per cambiare, è un capolavoro. Assieme a Giulia Moliterno decide di fare una cosa che in Italia non aveva ancora fatto nessuno: trasformarlo in un musical teatrale. Così fonda la Lost Symphony Orchestra - LSO - raduna una dozzina di musicisti e mette su “L’ultima notte di Beethoven”. Il risultato è notevole, potente, davvero tanto coinvolgente: sei strumentisti sul palco, un lavoro enorme di arrangiamento, cinque attori-cantanti, ballerine, costumi e scenografia. Mantenendo praticamente intatta tutta la trama musicale e aggiungendo narrati in italiano che svelano la storia dietro il concept.

Ed è una storia – quella scritta da O’Neill – di dolore, ricordi, peccati e redenzione. Nell’ultima notte della sua vita, Beethoven (Fabio Taddi) si trova costretto a una scelta terrificante: da una parte il diavolo “in persona” (Silvio Galliano) che vuole strappare al mondo la musica del Maestro, e dall’altra il dolore per la perdita dell’udito e dell’amore di Theresa (Fosca Arlotta). E in mezzo c’è il suo Destino (Giulia Moliterno), che lo aiuta a ripercorrere tutta la sua vita e a prendere la decisione finale. Meno scontata di quanto si pensi. Dietro ai costumi, Sangrali e la band scatenano la tempesta heavy metal che intreccia le note del Maestro a riff e distorsioni made in USA. Sul fatto che la musica sia bellissima, è inutile girarci attorno: è così. Brani come “I’ll keep your secrets”, “Mephistopheles”, “After the fall” o “This is who you are” sono favolosi, punto e basta. La LSO sa fare il suo lavoro e lo fa egregiamente, riuscendo a far rendere sul palco un disco per nulla facile da eseguire e cantare.

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Due cose sorprendono. Primo, che una cosa del genere sia nata da una band locale (se così possiamo definirla) e con una produzione non professionistica. Il risultato finale è grandioso, molto ma molto al di sopra di quello che normalmente si sente in questi contesti. Silvio e Giulia hanno avuto un grandissimo coraggio a fare un cosa così. Secondo: è stato incredibile vedere il pubblico riempire un cine-teatro di paese, applaudire e battere le mani a tempo… beccandosi in faccia quasi due ore di heavy metal, abilmente mascherato da opera rock, orchestrale e sinfonica quanto si vuole, ma pur sempre di metal si parla. E parliamo di un pubblico assolutamente generico, totalmente al di fuori del genere musicale di riferimento. Cosa significa? Che i paraocchi (paraorecchi) esistono sempre, ma che possono essere scardinati quando qualcuno trova il modo di portare la qualità fra il pubblico normale. Chi conosce la musica di cui stiamo parlando, dirà: e vabbè, grazie tante, con canzoni come quelle “vinci facile”! Ecco, no: sappiamo benissimo che non è così, che in Italia certe cose (come l’heavy metal) sono ancora racchiuse nella nicchia del pregiudizio. Ma se grazie alla Lost Symphony Orchestra, a Silvio Sangrali e Giulia Moliterno, anche solo una persona in più deciderà di andare ad ascoltare questa musica, Paul O’Neill da lassù sarà felice.

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BUT NEVER GET THAT FAR
FOR IN THE END THEY'LL FIND YOU
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