Coronavirus -Testimonianza dalla zona rossa: “É come in un film”

Erik Granzon, titolare della Pirotecnica Padova, ha lasciato un bel ricordo a Carrù. Ora si trova in isolamento a Vo' Euganeo: "Danno economico enorme. Le uniche attività aperte in paese sono i tre supermercati e la farmacia"

«Noi stiamo bene, ma rimaniamo blindati qua». Erik Granzon, da Vo’ Euganeo, con la sua Pirotecnica “Sant’Antonio”, ha lasciato un bel ricordo a Carrù dopo lo spettacolare show dei fuochi d’artificio “musicali” e le luminarie di Natale in centro paese. Ora si trova in piena zona rossa, in isolamento. Da giovedì scorso, la piccola comunità (in paese sono circa 3.300 anime «e ci conosciamo tutti») è sotto il controllo dell’esercito. Un cambiamento drastico e impattante, dopo i primi casi accertati di coronavirus. «Chi era fuori dalla zona rossa, è rimasto fuori. Chi è dentro, invece, non può uscirne».

«L’altra sera – ci racconta Erik – mi sono fatto una passeggiata in centro alle otto di sera. Una situazione surreale: il paese è completamente deserto. Ci sono militari e controlli ad ogni varco d’accesso. Sembra di essere precipitati in un film di fantascienza. E sopra le nostre teste gira l’elicottero». Ma cosa vuol dire isolamento? «Si può uscire per andare nei tre supermercati o in farmacia, che sono le uniche attività rimaste aperte. Economicamente il danno è enorme. I miei dipendenti sono tutti a casa, è da venerdì che siamo chiusi. Alcuni rientrano nella zona rossa, altri no, ma i mezzi della ditta sono qui a Vo’. Avevamo una grossa commissione per la festa di radio Deejay a Milano, e ora tutto rischia di saltare. In questi giorni era in programma il varo di una nave del Qatar, un altro evento che per noi era importantissimo. Io al momento sto gestendo i clienti. Non è facile spiegar loro perché dobbiamo rinunciare al lavoro, specie a quelli che arrivano dall’estero».

Testimonianza dalla zona rossa, Erik Granzon della pirotecnica "Sant'Antonio"

 

La “Pirotecnica Sant’Antonio” di Vo’, che fa dell’attività di intrattenimento il suo core business, è sicuramente uno dei settori maggiormente falcidiato. «A spanne, abbiamo perso in questi giorni una cifra che si aggira sui 250 mila euro. Lo Stato, per ora, ha già stanziato dei fondi e dato dispositivi per bloccare le cartelle esattoriali e il pagamento dei contribuiti. Poi si vedrà».

Paura del contagio? «Io personalmente mi sento tranquillo. L’Amministrazione comunale sta facendo tantissimo per tenere informata la popolazione, ma naturalmente è difficile raggiungere tutti, specie i più anziani. Ieri siamo andati a fare il tampone (si stanno effettuando a tappeto su tutta la popolazione) e basta un colpo di tosse per creare il panico. Siamo partiti da 7-8 e ora sono 33 i contagiati. Per loro è prevista la quarantena. Ovvero devono rimanere in casa per 14 giorni e non aver contatti esterni. L’Asl porta da mangiare. Non sappiamo di preciso per quanto tempo durerà, ci hanno detto che si calcola il periodo di quarantena a partire dall'ultimo tampone trovato positivo». A Vo’ Euganeo l'uomo deceduto (Adriano Trevisan, 78enne) era papà dell’ex sindaco persona molto nota in paese. Altri casi, trovati positivi al virus, si trovano «in buone condizioni».

 

Ora l’augurio per Erik Granzon e tutto il tessuto fiorente dell’Euganeo è che «passata la bufera, si torni a lavorare come prima». Anche per quanto riguarda Carrù e il Monregalese: «Sono in stretto contatto con Gino (Nasari, il presidente della Pro carrucese, ndr) anche in questi giorni "difficili”. Stiamo studiando qualcosa di ancora più bello per il prossimo anno».

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