I “micùn” di Belvedere consegnati direttamente nelle case delle famiglie

La festa religiosa dei pani benedetti, tradizionalmente dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano, è stata riproposta in forma diversa a causa dell'emergenza sanitaria

di Spirito Oderda

Come ben sappiamo le restrizioni in atto in queste settimane non consentono di celebrare insieme i diversi riti religiosi. I fedeli di Belvedere però desideravano mantenere viva la tradizionale festività della seconda domenica dopo Pasqua, dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano. La ricorrenza è nota anche come la “Festa dei micùn”, proprio perché caratterizzata dalla benedizione e dalla distribuzione dei grandi pani preparati dalla Confraternita dei Battuti bianchi. Parrocchia e Confraternita hanno pensato ad un modo per non lasciar cadere il segno forte di questo pane benedetto, che richiama le radici di fede e di carità su cui la confraternita è nata e su cui ha fondato da secoli la propria esistenza e le sue azioni verso la comunità. Per quest’anno si è quindi deciso, in accordo con l’Amministrazione comunale e nel massimo rispetto delle normative in vigore, di far preparare un pane per ogni famiglia della comunità, e di farlo pervenire a ciascuna, casa per casa. I pani, preparati e cotti in paese dal signor Ottavio Bocca, nel forno del proprio esercizio commerciale, confezionati uno per uno, sono stati portati la domenica mattina da personale della Protezione civile all’interno della cappella della Confraternita, dove don Marco Sciolla, insieme a due confratelli, ha guidato un momento di preghiera, a cui i parrocchiani hanno potuto partecipare dalle proprie case, e ha quindi impartito la benedizione ai micùn. Gli stessi membri della Protezione civile hanno quindi provveduto alla distribuzione dei pani, con la consegna presso ogni singola famiglia del paese. Il pane distribuito nelle famiglie, oltre a costituire un modo per vivere anche quest’anno la tradizione dei micùn, vuole essere in questo frangente un segno di comunione e di condivisione per tutta la comunità parrocchiale. Chiusi nelle proprie case, i fedeli si ritrovano uniti nella fede e in un cammino comune, che cercano di coltivare come Comunità nei modi che in questo tempo sono consentiti. La festa di quest’anno è divenuta quindi anche l’occasione per rivolgere un’invocazione speciale ai Santi protettori della Confraternita e del paese, comprendendo in questa invocazione le sofferenze e le speranze di una grande parte dell’umanità di oggi.

L’antropologo Grimaldi: «Gesto di speranza, in questo tempo del male»
Sull’emergenza da Coronavirus e la “Festa dei micù”, interviene il prof. Piercarlo Grimaldi, antropologo e cittadino onorario di Belvedere Langhe. “A Belvedere, quando il freddo dell’inverno sembra attardarsi ancora oltre Pasqua, il cielo si colora di una tersa luce che incanta le colline – scrive –. Accade la seconda domenica dopo la resurrezione quando i confratelli della Confraternita di San Fabiano e San Sebastiano cuociono i pani benedetti per la popolazione. Una tradizione che si perde nel tempo e che persiste su questa ardita collina dell’alta Langa. In questo triste momento è questo un generoso gesto di speranza e di solidale umanità tramandato dai nostri antenati e anche un’importante pratica volta al recupero di una memoria mitologica che il virus sta falciando perché sono gli anziani che più soffrono, molte volte abbandonati, di questo tempo del male. A Belvedere rimane ancora il modo di dire: “contacc”, che esprime sorpresa, imprecazione, dispetto, noia che deriva da “contagg”: contatto, contagio, dal latino “contactum”. Un’espressione che può aiutarci a sottolineare con un sonoro “contacc” l’inderogabile esigenza di continuare a cuocere i micùn di San Fabiano e Sebastiano.

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