Ha avuto di recente un discreto successo una delle ultime serie tv di Netflix, “Lupin” (2021), di produzione francese e con Omar Sy come protagonista. A suscitare un certo dibattito, il fatto che come protagonista della serie ispirata ad Arsene Lupin, il ladro gentiluomo creato nel 1905 da Maurice Leblanc, sia stato scelto un personaggio di colore. In realtà, la cosa funziona perfettamente a livello narrativo: il “nuovo Arsene Lupin” è un imitatore, che si ispira al personaggio che ha letto nei libri che gli ha passato il padre, ingiustamente incastrato per furto, e che lui intende vendicare. Chiaramente, l’obiettivo è anche ampliare il pubblico diversificando le figure proposte, per evitare un panorama puramente WASP (White, Anglo-Saxon, Protestant) che ha una preminenza assoluta nell’immaginario collettivo. Oltre a nuovi eroi, dunque, si trovano vari modi per rinnovare i generi e le figure archetipe dell’immaginario. La linea scelta da “Lupin” appare già più convincente di quella adottata in “Bridgerton”, serie di Shonda Rhimes ispirata ai romanzi di Julie Quinn, uscita su Netflix a fine 2020. Qui, ispirandosi al fatto che si ipotizza davvero, storicamente, una possibile origine moresca (ovviamente segreta) per la Regina Charlotte, regnante nel primo ‘800, si è immaginato un passato alternativo dove tale aspetto sia più apertamente riconosciuto e abbia portato a una “nuova nobiltà” nera. La serie, per il resto, procede nei toni del classico romanzo rosa “alla Jane Austen” ed è per questo stata contestata da più parti per la sua scarsa credibilità. Anche agli Oscar 2021, assegnati domenica, molti film con attori afroamericani apparivano in pole position, a partire da “Judas and the black Messiah” di Shaka King, sulle Pantere Nere, passando per il doveroso tributo al compianto Chadwik Boseman che interpreta un giovane trombettista in uno dei film in gara. Perfino il cartoon “Soul”, di Disney-Pixar, ha un protagonista – animato – di colore. Un cambiamento radicale nella mass culture, insomma: qualcosa di cui dobbiamo ancora vedere appieno le conseguenze.
Da Lupin agli Oscar, la pop-culture non è più WASP
Lorenzo Barberis riflette sul nuovo Arsène Lupin proposto da Netflix e lo spostamento della Pop Culture su modelli non più allineati unicamente sul modello White Anglo Saxon Protestant