Un testimone del Vangelo, che ha patito due durissimi anni in catene tra le dune

P. Gigi Maccalli, sotto sequestro nel deserto per 752 giorni. A Mondovì per la Veglia missionaria all’Altipiano

“Per questa veglia missionaria imperniata sulle figure dei «testimoni» e dei «profeti» - ha detto don Gianni Martino del Centro missionario diocesano, aprendo appunto la Veglia missionaria a nella chiesa del Sacro Cuore a Mondovì Altipiano, di fronte a un’assemblea numerosa - possiamo contare su un testimone… vero. Che ha pagato sulla sua pelle la sua testimonianza fedele, patendo il sequestro in Niger per oltre due anni. Infatti è in mezzo a noi p. Gigi Maccalli della SMA (Società Missioni Africane) per condividere con noi la sua esperienza eccezionale e soprattutto testimoniale”. Ed è stato, venerdì sera, un momento davvero toccante, dando linfa vitale per assumere gli impegni della Giornata missionaria mondiale prevista per la domenica appunto imperniata sul messaggio «Testimoni e profeti. “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”».
«La forza mi è venuta dall’alto, ne sono convinto. Ho pianto, pregato e invocato Maria e lo Spirito Santo. Sono stati due anni di grande silenzio, tristezza e isolamento da 41 bis (nessuna comunicazione con l’esterno). Ma anche in catene ero missionario». Così descriveva al Sir il periodo di prigionia lo stesso p. Gigi Maccalli, liberato dopo più di due anni, ad ottobre 2020, in Mali. Era stato rapito la notte del 17 settembre 2018 nella missione di Bomoanga, in Niger, da un gruppo armato. «Nel deserto, quando ero sequestrato, senza più nulla, il Signore mi ha fatto un grande regalo, il silenzio – così p. Gigi Macalli sostando presso il Monastero delle Clarisse a Vicoforte, nel presiedere l’Eucaristia venerdì mattina –. Avevo conosciuto il Dio della Parola, mi si è rivelato il Dio del silenzio, che mi chiedeva di scendere in profondità, di lasciar palare il cuore, di attingere alla luce nelle tenebre. E, in quelle condizioni, immaginavo che mi venissero sottratti giorni, mesi anni alla missione attiva. Invece ho poi scoperto che sono stati tempi di un sorprendente passaggio di Dio là dove avrei potuto spendermi con i mii passi e i miei interventi».
Le figure di Elia al monte Oreb e di Giovanni Battista nel deserto di Giuda, che sono state prese a punti di riferimento per la veglia missionaria, hanno sollecitato p. Gigi Maccalli a soffermarsi sulla sua lunga sosta in catene, nelle sabbie del Sahara, ripensando ai quei giorni drammatici, interpellanti, inquietanti, in grado di generare sconforto, domande, angosce, senso di abbandono, pensieri gravi. Ricavandone un cammino inedito appunto di testimone, nella preghiera, nel silenzio, nella speranza, nell’interiorità, nella fede purificata, nella pazienza faticosa….

(Ampio servizio su “L’Unione” nel formato cartaceo, in edicola mercoledì)

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