Da anni ormai il Caseificio Tramonti di Villanova M.vì, nel periodo pasquale, propone pastiere di alta qualità, preparate dal pasticciere Vincenzo Chierchia, campano doc di Pompei, dove la pastiera è una tradizione pasquale radicatissima. Il sig. Chierchia esercita attività di panetteria-pasticceria in quel di Abbiategrasso, e si fregia di essere apprezzato fornitore dello stilista Armani. Chi quest’anno a Pasqua vuole fare “rotta a sud” ed assaggiare la pastiera può prenotarla entro giovedì 30 marzo allo: 0174 699119 e poi andare a ritirarla il venerdì santo o sabato santo nel punto vendita del Caseificio Tramonti a Villanova Mondovì, via Assisi 4.
La storia di un dolce genuino e incredibilmente buono
La pastiera è un dolce tradizionale napoletano che, dalle falde del Vesuvio, si è diffuso sempre più, per il semplice fatto di essere squisito. Quella proposta dal caseificio di Villanova M.vì è fatta con la ricotta artigianale prodotta da Tramonti e negli anni ha sconfitto la proverbiale diffidenza monregalese per ciò che viene da fuori (la cucina è l’ambiente ideale per superare ogni diffidenza).
La ricetta della pastiera napoletana

La ricetta classica della pastiera napoletana prevede la preparazione di una frolla a base di farina, uova, strutto (o burro) e zucchero semolato da sistemare sul “ruoto”, la tipica tortiera in alluminio dai bordi lisci e leggermente svasati, alta 3-5 cm. Per il ripieno un ingrediente fondamentale è la ricotta artigianale, per ottenere il giusto equilibrio di umidità. E poi occorrono latte, zucchero, chicchi di grano, burro, frutta candita, uova, vaniglia, vanillina, scorza d’arancia e di limone, acqua di fiori d’arancio e cannella in polvere. Il tutto da sormontare con le striscioline di frolla e poi da cuocere in forno, con spolverata di zucchero a velo finale.
Pastiera napoletana: dolce di Pasqua tra leggenda e storia
Le origini della pastiera affondano le radici nel mito della sirena Partenope che aveva scelto come dimora il Golfo di Napoli. La popolazione locale celebrava un misterioso culto durante il quale portava alla sirena sette doni, che erano proprio gli ingredienti della pastiera.
La pastiera come la conosciamo oggi nacque molto più tardi: nel 1700, in un convento, come la maggior parte dei dolci napoletani. Probabilmente, quello di San Gregorio Armeno, le cui suore erano delle vere maestre nella preparazione delle pastiere, che poi regalavano alle famiglie aristocratiche della città. Si dice che perfino l’ombrosa regina Maria Teresa d’Austria, “la Regina che non ride mai”, consorte del goloso “re bomba” Ferdinando II di Borbone, si fosse lasciata sfuggire un sorriso dopo un morso alla beneamata pastiera. «Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo», commentò Ferdinando.