Coronavirus l'allarme delle Case di riposo: «Non abbiamo mascherine, presto mancheranno anche gli oss». Lettera dell'Associazione cuneese
In piena emergenza Coronavirus, arriva l'allarme delle Case di riposo. Lo afferma, senza giri di parole, Silvio Invernelli, presidente dell'Associazione Provinciale Cuneese Case di Riposo: «Il numero di mascherine a disposizione degli operatori, infatti, continua a essere insufficiente, nonostante gli sforzi nel reperimento delle stesse da parte delle singole amministrazioni. La necessità è urgente e inderogabile, senza contare che alle case di riposo, finora, sono state fornite soltanto mascherine di tipo chirurgico, ma non mascherine di tipo FFP2 e FFP3, che sono altrettanto necessarie e si può prevedere lo saranno ancora di più nel prossimo futuro». Dell'Associazione fanno parte anche molti istituti locali: il "Sacra Famiglia" di Mondovì, la casa di riposo "Don Rossi" di Villanova, la "Mons. Eula" di Roccaforte.
I sindacati la pensano allo stesso modo (LEGGI QUI): le Case di riposo sono strutture “in prima linea”, colme di soggetti estremamente vulnerabili, perché anziani, ma soprattutto in situazioni troppo critiche dal punto di vista delle protezioni. Perché se è vero che tutte le strutture hanno preso precauzioni sugli accessi – oggi sono tutte chiuse al pubblico e alle visite dei parenti –, i dpi scarseggiano e sugli operatori socio-sanitari non vengono fatti tamponi.
La situazione al "Sacra Famiglia" di Mondovì - Diego Bottero, presidente del "Sacra Famiglia" di Mondovì: «Qua la situazione per il momento è sotto controllo - afferma -. Abbiamo avuto un solo caso positivo, una persona che attualmente è ricoverata in ospedale. Da quel momento è stato posto in isolamento il compagno di stanza, abbiamo isolato il reparto e abbiamo posto in isolamento anche altri due ospiti che, pur non avendo fatto tampone né avendo sintomo evidenti, hanno una situazione più delicata. Non stiamo accettando nessun altro ospite in struttura. Fin dal primo momento, noi abbiamo applicato misure di sicurezza "draconiane": una scelta dura, ma ora è evidente che era necessario fare così».
I dpi ci sono? «Al momento ne abbiamo, con scorte sufficienti per alcuni giorni. Attendiamo altre forniture». E i tamponi? «Abbiamo chiesto che vengano eseguiti sui nostri dipendenti ma, al momento, non è ancora stato fatto».
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CORONAVIRUS, ALLARME DALLE CASE DI RIPOSO - «In questo momento di emergenza sanitaria globale – scrive Invernelli –, la nostra Associazione ritiene doveroso farsi portavoce delle residenze per anziani (a qualunque titolo autorizzate), che ogni giorno, con i loro operatori, affrontano l’impresa di continuare, nonostante tutto, a prendersi cura dei propri ospiti. L’emergenza COVID19 costringe anche le case di riposo ad affrontare difficoltà e rischi eccezionali, in un contesto di generale incertezza. In particolare, ci si interroga su quali misure potrebbero realisticamente essere messe in atto, nel caso in cui fosse richiesto alle case di riposo l’ingresso di ospiti risultati positivi al tampone per il COVID19, o anche di ospiti al momento negativi, ma comunque a rischio. Tali inserimenti richiederebbero ulteriori risorse in termini di spazi, strumentazioni e personale che al momento le RSA non sono in grado di reperire: basti pensare a quanto sia già difficile, per le strutture, trovare sufficienti dispositivi di protezione, come le mascherine».
Un caso di questo tipo è avvenuto, proprio di recente, a Villanova: dove un'ospite, risultata positiva al tampone, è stata stata poi rimandata in struttura e ospitata in una stanza isolata. la donna, una 95enne, è però morta pochi giorni dopo.
MANCANO I DPI - Il presidente prosegue: «Il numero di mascherine a disposizione degli operatori, infatti, continua a essere insufficiente, nonostante gli sforzi nel reperimento delle stesse da parte delle singole amministrazioni. La necessità è urgente e inderogabile, senza contare che alle case di riposo, finora, sono state fornite soltanto mascherine di tipo chirurgico, ma non mascherine di tipo FFP2 e FFP3, che sono altrettanto necessarie e si può prevedere lo saranno ancora di più nel prossimo futuro».
FRA POCO POTREBBERO MANCARE ANCHE GLI OSS - Il contenimento del rischio di contagio all’interno delle RSA, richiede anche una diagnosi tempestiva dei sintomi sospetti: un ruolo fondamentale, in questo senso, può essere rivestito dal direttore sanitario. Pensiamo, però, che debba essere riconosciuta a questa figura una maggiore autonomia e libertà d’azione, in accordo con il medico di medicina generale, in quei casi in cui quest’ultimo non sia disponibile. In ultimo, ma non per importanza, vogliamo evidenziare come l’emergenza renda sempre più problematica l’organizzazione del personale, soprattutto in previsione di un aumento del numero di operatori che dovranno ricorrere a permessi per malattia o a auto quarantena, avendo avuto contatti a rischio nell’ambiente lavorativo o extra lavorativo. Il problema della mancanza di personale si potrà ulteriormente aggravare in seguito alla chiamata di operatori OSS e infermieri da parte degli ospedali. A fronte di una situazione tanto problematica, la nostra Associazione ribadisce l’importanza di lavorare in rete, istituzioni e terzo settore, per creare un fronte unito e trovare insieme le strategie più efficaci per continuare a operare. Il nostro obiettivo è sempre unicamente quello di contribuire, per quanto possibile, alla salvaguardia del benessere degli anziani e di chi si prende cura di loro. Un ringraziamento speciale, in tal senso, va a tutti i responsabili e operatori delle nostre case di riposo che, in questi giorni di chiusura forzata delle strutture, si stanno prodigando anche per mantenere le attività di animazione e di socializzazione a favore degli ospiti, al fine di evitare loro di soffrire la solitudine, vista l’impossibilità di vedere i propri cari, salvo che attraverso le video chiamate
I CASI ACCERTATI FINO A OGGI - Mercoledì sono risultati positivi al coronavirus due ospiti della Casa di riposo “Mons. Eula” di Roccaforte Mondovì. Nel weekend il tampone ha dato esito affermativo per un’anziana 95enne, ospite della “Don Rossi” a Villanova, poi deceduta. Lunedì è stato ricoverato in ospedale un ospite del “Sacra Famiglia” di Mondovì, poi risultato positivo al test-tampone. Infine, nella struttura villanovese si è verificato un altro decesso nei giorni scorsi, ma non è stato effettuato alcun tampone. La struttura villanovese, in contatto costante con l’Asl, ha chiesto l’autorizzazione di poter fare dei test, ed è attualmente in attesa di una risposta. Senza contare il caso di Garessio: 25 positivi, di cui 18 ospiti e 7 fra il personale.
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