Un gruppo di castagni secolari ed un grande abete bianco della Valle Pesio sono entrati a far parte degli “alberi monumentali” presenti nel territorio della Regione Piemonte. Il 21 novembre si celebra la “Giornata nazionale degli alberi”; l’obiettivo è quello di valorizzare l’importanza del patrimonio arboreo e di ricordare il ruolo fondamentale ricoperto da boschi e foreste. Alla vigilia della Giornata, la Regione ha pubblicato l'elenco dei nuovi “alberi monumentali” del Piemonte. Sono state individuate 44 nuove piante, che si aggiungono alle 176 già tutelate. Per quanto riguarda la Valle Pesio, al pino strobo presente nel chiostro superiore della Certosa di Pesio, fra i primi ad essere individuato dalla Regione come albero monumentale ora si aggiungono un gruppo di castagni secolari ed un grande abete bianco localizzato nel vallone del Cavallo sul versante posto ad est a monte della Certosa di Pesio. L’abete bianco, “abies alba”, è un’essenza arborea di notevoli dimensioni dalla chioma con gli aghi “pettinati”. La cima, quando l’albero supera il secolo di vita, forma, per il blocco della crescita dell’apice della pianta, il cosiddetto “nido di cicogna”. Tale aspetto, negli abeti bianchi della Valle Pesio, è scarsamente presente perché, fino alla costituzione del Parco, l’opera di disboscamento ha portato a un taglio eccessivo di alberi, tra cui quasi tutti gli abeti più antichi. Ciò, fortunatamente, non ha compromesso la struttura di queste meravigliose abetine, tra le più interessanti dell’intero arco alpino.
Perché tanti abeti bianchi in alta valle?
L’esuberante rigoglio delle abetine si deve a due fattori essenziali. Il primo fattore è ecologico: se le condizioni pedoclimatiche della Valle Pesio sono ottime per il faggio, per l’abete bianco sono eccezionali. Basti dire che la velocità di accrescimento in altezza e diametro di queste abetine non ha eguali in Piemonte. Il secondo fattore è…religioso; la presenza dei certosini, con la loro particolare filosofia monastica, ha portato notevoli innovazioni nell’organizzazione e nelle tecniche agricole e di selvicoltura, ha fatto sì che l’abete bianco fosse preservato e incrementato. Le abetine del Parco occupano più di 700 ettari. Le abetine del Prel e del Buscaiè sono tra i primi boschi italiani iscritti nel “Libro nazionale dei boschi da seme”.