Lo spopolamento della Langa e della Valle Tanaro, oltre ad alcune criticità del territorio esterne alla Scuola, fa sentire i suoi effetti sull’Istituto comprensivo “Luigi Einaudi” di Dogliani. Infatti, a distanza di pochi anni dalla chiusura della Scuola elementare di Belvedere Langhe, ora è Lequio Tanaro a rischiare: a due settimane dalla fine delle iscrizioni, infatti, non risultano ancora iscrizioni alla futura classe prima di Lequio e, anzi, circolano addirittura voci di alunni già frequentanti che vorrebbero trasferirsi.
Il preside Bruno Gabetti, la collaboratrice vicaria Gemma Manzi e la fiduciaria di plesso Nadia Farinelli hanno fatto e stanno facendo tutto il possibile per garantire un futuro certo e di qualità alla Scuola come, per esempio, la recente assegnazione di una nuova, giovane e qualificata insegnante assunta con la fase “C” della “Buona Scuola” che, con le sue competenze pedagogiche universitarie, sta contribuendo positivamente ad arricchire la già ottima équipe scolastica. «Più di così non possiamo fare – dichiara il preside Bruno Gabetti –, ma se le famiglie non iscrivono più i bambini rischiamo di scendere sotto la soglia minima, e una volta chiusa, la Scuola, molto probabilmente, non verrà mai più riaperta. Oltretutto, la ragione del rischio di chiusura non è la mancanza di bambini, né la scarsa qualità, ma, probabilmente, il fatto che, non essendoci a Lequio una Scuola dell’infanzia pubblica (ne esiste una privata), da alcuni anni molte famiglie lequiesi hanno scelto di portare i bambini nella vicina Bene Vagienna e poi decidono di lasciarli lì anche per le Elementari. Per un piccolo paese come Lequio, che già ha pochi servizi, perdere anche la Scuola sarebbe un grosso peccato. Ecco perché spero che, oltre a noi, anche la popolazione e l’Amministrazione comunale ci pensino bene prima di lasciar chiudere la scuola. E, soprattutto, come Istituzione scolastica, teniamo a sottolineare con forza che un’eventuale chiusura non sarebbe assolutamente stata voluta dalla Dirigenza scolastica e dalle insegnanti che, anzi, vogliono lottare fino all’ultimo per mantenere questo importante presidio di cultura e di aggregazione sociale».