Cristina D’Avena ammalia Mondovì: l’intervista

Che la musica sia magia, lo si sapeva. Che la magia faccia presa sui bambini, anche. Mescoli assieme le due cose, e cosa ottieni?

Che la musica sia magia, lo si sapeva. Che la magia faccia presa sui bambini, anche. Mescoli assieme le due cose, e cosa ottieni? Una discoteca piena di “bambini” che hanno passato i 30 ma che quando parte “Mila e Shiro” non si tengono più nella pelle. Cristina D’Avena è la loro maga. Una maga dagli occhi di gatto che in qualche modo fa riavvolgere all’indietro il calendario.
È come se queste sigle aprissero una finestra sul tempo – racconta lei, la regina dei cartoni animati –, da cui rivediamo il mondo di quando eravamo bambini». L’intramontabile Cristina era a Mondovì la sera di sabato 15 ottobre, ospite specialissimo nella discoteca “Sottoaceto”. Afferra il microfono e la magia esplode: “Memole”, “I Puffi”, “Occhi di gatto”, “Kiss me Licia” (la sua preferita), “Pollon”. Non si resiste. I suoi fan le cantano tutte. E nel backstage, ai microfoni de “L’Unione”, ci ha concesso una bellissima intervista.

Cristina, tu sei un fenomeno senza tempo. Il tuo ultimo disco ha venduto tantissimo, fai serate a rotazione, sei stata la super ospite all’ultimo Sanremo. Ti aspettavi un affetto così grande del pubblico, dopo tutto questo tempo?
«No, non mi aspettavo di ricevere un affetto così costante e profondo. Io sono una persona semplice di carattere, e tutto l’amore che ricevo… me lo gusto e me lo coccolo e cerco di contraccambiare».

Come mai la tua musica non passa mai di moda?
«Perché la musica dei cartoni è qualcosa che va al di là dei gusti e rimane dentro. La ascoltiamo da bimbi, ci cresciamo, e quando da adulti la riascoltiamo è come se si aprisse una finestra sull’infanzia. E ci affacciamo per ritrovare quel mondo colorato che amavamo da bambini».

Tu sei musicalmente “trasversale”: piaci a due-tre generazioni di fan, indipendentemente da cosa ascoltano oggi. Te lo saresti immaginato?
«Questo forse sì: perché tutti siamo stati bambini e siamo passati da lì. Il fatto che una persona, una volta cresciuta, sia diventata un amante del pop o del rock non cambia il fatto che abbia nel cuore ciò che ha ascoltato da piccolo».

Tu che musica ascolti?
«La musica pop italiana, ma anche musica celtica come Enya o gli Era. In generale però amo tutta la musica che mi fa provare emozioni, anche quelle di un artista sconosciuto».

Hai sempre detto che la tua sigla preferita è “Kiss me Licia”. Quindi… qual è la seconda?
«Senza dubbio “Sailor Moon”, amo quella sigla e quel cartone. Ma la metterei a parimerito con “Jem”».

C’è una sigla, fra quelle che hai cantato, che non ti è mai piaciuta?
«No, però ce n’è una che forse non riuscii a capire davvero, ed è quella di “Rascal”. Era una sigla adulta, io ero troppo piccola per comprenderla. Oggi, ricantandola, riesco a capirla molto più a fondo e me ne rendo conto... ma ovviamente non l’ho mai amata come le altre».

Invece c’è una sigla non cantata da te che vorresti reinterpretare?
«Ho sempre amato “La canzone di Charlotte”. Non so se la vorrei cantare, ma da piccola l’ho ascoltata tantissimo»

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Cosa ne pensi delle sigle di oggi e della nuova TV per ragazzi?
«È cambiata ed è un peccato. È vero che col digitale c’è più offerta, ci sono canali solo per ragazzi: ma il pubblico si perde. I bambini non riescono più ad affezionarsi a un cartone o a un personaggio come una volta».

Ed è per questo che non c’è mai stata una nuova Cristina D’Avena?
«Non lo so… sinceramente, questo non saprei dirlo».

Non ti è mai venuta voglia di provare a fare qualcosa di musicalmente diverso?
«Mi piacerebbe fare qualcosa di differente. Non nel senso di cambiare genere, ma tentare. Per la verità, un progetto in cantiere ce l’ho…»

Ci… scuci qualcosa?
«Ahahaha… no, è ancora troppo presto. Ci sono già state delle riunioni, ma per ora non dico nulla di più. Potrebbe concretizzarsi fra un po’ e sarà molto interessante».

Ultima domanda: tu hai iniziato una collaborazione live con Gem Boy. È stata una cosa calcolata, per mirare a un certo tipo di pubblico?
«No, è successo per caso. Ci siamo incontrati e amati fin da subito, nonostante siano… dei “ragazzacci”. Direi che è stato il destino».

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