25 aprile di raccoglimento

Question time, polemica sui Nobraino

La musica ha rappresentato un modo per esprimersi e per esprimere punti di vista più o meno personali, condivisibili o meno, sulla realtà in cui viviamo e su quegli avvenimenti che popolano la nostra Storia. La canzone cosiddetta “impegnata” non è stata appannaggio di un solo genere, né tanto meno il registro usato è stato univoco: alcuni autori sono assurti all’Olimpo di “letterati”, altri artisti hanno affrontato l’argomento in modo meno altisonante, altri ancora hanno attinto o contribuito a rafforzare la tradizione dei canti popolari. E mai come in questi giorni i concetti di impegno (e sensibilizzazione civile) e musica vanno o andrebbero accompagnati l’uno all’altro.
Sabato ricorrerà il settantesimo anniversario della Liberazione dai nazifascisti in Italia durante la seconda guerra mondiale e al contempo i fatti di cronaca ci portano a fare i conti con l’ennesima strage in mare nel Canale di Sicilia. Venti anni fa un manipolo di artisti che all’epoca cercava di farsi strada nel mondo musicale, pubblicava, insieme e sotto l’egida del Consorzio Produttori Indipendenti, un album commemorativo dei 50 anni della Resistenza con diciotto canzoni partigiane ri-arrangiate o del tutto inedite: fu un modo per stringersi attorno alla propria storia, aiutare il senso civico collettivo e rilanciare con voglia e forza una visione (all’epoca) positiva del futuro per immaginare un mondo nuovo, migliore di quello lasciato. I canti partigiani rappresentavano l’incitamento alla “lotta all’oppressore”. Oggi quell’oppressore ha preso nuove forme e nuove declinazioni e, di fronte alle tragedie, il raccoglimento è per pochi: ci si permette il lusso di dissacrare la tragedia, si dissimula la provocazione e si finisce con lo sconfinare nel ridicolo. È capitato alla band folk dei Nobraino: un componente si è lasciato andare tramite Twitter a un commento, sui fatti avvenuti di fronte alle coste libiche, di discutibile gusto finendo con il causare una forte polemica a riguardo. Non sono bastate, nel giro di una mezza giornata, le giustificazioni di un fraintendimento per eccessivo cinismo e le successive scuse da parte del diretto interessato per evitare la brutta figura. Roy Paci, promotore del Concerto del Primo Maggio di Taranto, a cui i Nobraino avrebbero dovuto partecipare tra una decina di giorni, ha sbattuto la porta in faccia alla band.
Settanta come venti anni fa nel voler superare le tragedie della seconda guerra mondiale c’era la voglia di ritrovarsi anche attraverso il raccoglimento, di fermarsi a pensare agli errori commessi e di trovare un nuovo slancio per ricominciare. Oggi si lascia troppo spazio alle parole buttate a caso, alla chiacchiera da bar e ben poco alla forza di una parola vissuta, pensata, metabolizzata, scritta su carta e infine, magari, anche cantata.

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