La notizia della scomparsa di Carletto Cairo - classe 1922- è rimbalzata giovedì mattina in tutta la comunità, come solo quelle brutte sanno propagarsi, lasciando tutti attoniti. Perchè Carletto, sembrava dovesse vivere per sempre, tanto era l’amore per lui da parte dei cebani. La morte l’ha colto all’Istituto Derossi dove da qualche tempo era ospite.
Proprio nell’ottobre dello scorso anno era stato molto disponibile a raccontarci di lui e della sua vita. Incontrare il commendator Carletto Cairo, è dire d’aver incontrato una parte di storia della nostra città, capace di ricordare momenti belli e meno belli, dal tempo dell’ultima guerra, ai giorni nostri. Carletto Cairo o meglio come lo stesso preferiva essere chiamato “Carleto de’ Breûi”, è stata una figura di grande rilievo nella vita sociale e politica della Città. Tornato libero dai campi di prigionia, arrivò a Ceva e riprese il lavoro all’Acna di Cengio, dove era entrato prima della guerra, nel 1938, a sedici anni, da allora si dedicò completamente alla famiglia e alla collettività cebana. Per numerosi anni, fu nell’amministrazione comunale di Ceva, a partire dal periodo post bellico. Sino ad oltre ottant’anni, ha rivestito in periodi alterni, incarichi sia di consigliere che di assessore comunale a Ceva. Ha fatto parte delle amministrazioni di alcuni enti di allora: amministratore dell’Ospedale quando in piazza San Francesco e, per circa trentacinque anni dal 1949 al 1983, è stato presidente e amministratore della società “Ama-Brenta”. Era nella commissione della Casa Albergo e nel consiglio di amministrazione dell’“Istituto Derossi” dove era da qualche tempo ospite.
Per anni è stato l’interprete della maschera tipica di Ceva, “Bosolin d’la Creusa”, facendo parte inoltre e partecipando attivamente alle rappresentazioni portate in scena con grande successo dalla Filodrammatica del Teatro Marenco di Ceva. Nel 2003, su proposta della presidenza della Comunità Montana Valli Mongia, Cevetta e Langa Cebana, il Comune di Bergolo lo aveva insignito del prestigioso premio “Fedeltà alla Langa” con la motivazione: “Uno dei massimi conoscitori del patrimonio culturale della Langa cebana”.
«È stato nel Collegio commissariale del Derossi dal 2010 al 2014 - ricorda Giampietro Rubino segretario della ex Comunità Montana di Ceva e presidente del consiglio di amministrazione dello stesso - dimostrando un attaccamento straordinario a quella struttura di cui conosceva a memoria tutta la storia e le vicissitudini. Non ha mai disertato un Consiglio perché era connesso alla sua personalità il dovere civico del pubblico amministratore che, senza alcun compenso, lavorava in silenzio per il bene pubblico. Il Derossi, lo ha accolto nell’ultimo periodo della sua vita, quasi un premio alla sua costante abnegazione verso una città che amava profondamente e che sentiva veramente sua».
Lascia i figli Valentina, Domenico e Alberto, quest’ultimo dagli anni ’90 svolge la sua opera umanitaria con la Croce Rossa Internazionale a Kabul, in Afghanistan. I solenni funerali con la partecipazione di una folla trabocchevole, si sono svolti nella mattinata di martedì alle 10 nella parrocchiale della Collegiata del duomo di Ceva. La Salma è stata poi trasferita a Priero per la benedizione e la tumulazione nella tomba di famiglia.