Il ricordo è ancora lì come fosse ieri, sono passati invece 20 anni. A Fossano, di rientro dall’orientamento universitario; ultimi preparativi alla Maturità. La provincia pareva in fermento: la partecipazione alle elezioni, l’illusione di stare dalla parte giusta, i Modena City Ramblers che avevano suonato a Mondovì, le prime scorribande in macchina con gli amici, le prime passioni amorose, quella sensazione di onnipotenza che derivava dal sentirsi grandi, dal potersi permettere di scegliere. E la musica. Quella voluta, cercata e (una tantunm) comprata. A Fossano, appunto, quasi per caso; ma a Fossano anche per un motivo specifico, perchè nella frazione di Piovani quel disco era stato registrato. L’emozione di ascoltare la nuova grande avventura di una band di Cuneo che, come me, si affacciava al mondo, di cui si cominciava a leggere non solo nelle rubriche specializzate, ma anche nei settimanali di grande tiratura (L’Espresso). Emozione e trepidazione: aprire il cellophane, la copertina di un color fucsia un po’ stinto, tendente al violaceo. Chissà come sarà il disco, speriamo sia bello come Catartica. Arrivare a casa, lo studio saltato, chiudersi in camera, accendere lo stereo, aprire il CD, tasto Play e cominciare l’ascolto, libretto in mano per non perdere una parola dei testi. Il flusso sonoro dei Marlene Kuntz che ti sbatte addosso: Tre di Tre e “la mischia gaia di vivere”, Retràttile che nella voce di Godano per esigenza metrica diventa Retrattìle, l’incedere stentato de L’Agguato, il canto d’amore e disperazione di Cenere, la sorpresa (ma sono i Sonic Youth!) di Come Stavamo Ieri, la grande invidia di Overflash, il punto più alto della produzione MK per violenza e delicatezza sonora, per lirica da brividi e totalizzante pienezza come Ape Regina, e poi ancora le ballate de L’esangue Deborah e di Ti Giro Intorno, il niente + niente = niente di E Non Cessa di Girare La Mia Testa in Mezzo al Mare, e la coda conclusiva dell’ignavia de Il Vile. Musica, testo, suono e noise. A 20 anni c’è da lasciare al fuoco molto di sé, la candela si consuma da entrambi i lati quando la si accende, Il Vile è un disco che la rappresenta assai bene: pochi in Italia ebbero quella tensione vibrante. E quel disco arrivava da Cuneo, fatto, prodotto e costruito qui. Pronto per guardare il mondo. Ecco come stavamo ieri.
Come Stavamo Ieri?
Provincia meccanica. 20 anni de Il Vile