Mondovì e il Santuario di Vicoforte sono da secoli spiritualmente collegate da un itinerario affascinante e panoramico che si snoda per poco più di 4 chilometri: Via delle Cappelle. Risale addirittura al 1606 la concessione papale per la realizzazione delle cappelle del Rosario volute da Carlo Emanuele I di Savoia lungo il percorso che avrebbe accompagnato i già numerosi pellegrini verso il monumento dedicato alla Natività di Maria. Come spiega Maria Grazia Orlandini nel testo “A Vicoforte un patrimonio da scoprire”, la prima progettazione risale però al 1682 e prevedeva quattrodici cappelle, una per ogni mistero del Rosario, immaginando che la quindicesima tappa fosse il Santuario stesso. La costruzione fu tuttavia lenta e incompleta e le cappelle non raggiunsero mai il numero desiderato. Ne rimangono sei mentre altre sono state inglobate all’interno di abitazioni private. Il progetto riprese vigore nel 1869 quando il vescovo Ghilardi fece appello a una sottoscrizione di fedeli per completare l’opera ma gli sforzi rimasero vani e l’itinerario non vide mai il completamento. All’inizio del novecento alcuni misteri trovano realizzazione non come cappelle ma come piloni. Oggi la via di fede ha ripreso nuova vita grazie agli interventi per il Giubileo del 2000 che hanno visto anche l’aggiunta, semplice ma decorosa, delle stazioni mancanti.
Anche quest’anno, in occasione dell’affidamento e rinnovo del voto alla Vergine Maria, il vescovo ha percorso il cammino devozionale potendo constatare in prima persona del degrado in cui versano alcune di queste cappelle. «Nei giorni scorsi mi sono fatto consegnare dal Comune l’atto risalente al 1835 con il quale il conte di San Quintino dava il via a questa processione chiedendo a nome della municipalità al vescovo di Mondovì, come ringraziamento a seguito del superamento del morbo pestilenziale, di avviare questa tradizione – ha raccontato il monsignore al termine della liturgia della parola svoltasi sul piazzale antistante il Santuario -. Il voto, che all’epoca fu fatto per 50 anni, non consisteva solo nel pellegrinaggio ma anche in qualcosa di concreto come un cero e una rosa d’oro. Il cero è stato recuperato anche in questa occasione grazie ai medici e infermieri dell’ospedale mentre la rosa d’oro, ormai, non è più così attuale. Come atto materiale sarebbe bello piuttosto che nei prossimi anni, una alla volta, si pulissero, risistemassero e restaurassero questi monumenti che decorano il bellissimo percorso. Chissà che questa circostanza non possa servire a concretizzare questa iniziativa, già immaginata ma non realizzata negli anni sessanta, che rimarrebbe nel tempo a memoria di questa celebrazione e soprattutto di questo periodo caratterizzato dalla più grave crisi sanitaria dal dopoguerra».
VIDEO: Le parole di Mons. Miragoli: "Sarebbe bello se nei prossimi anni restaurassimo le cappelle del Rosario"