Il vuoto e il silenzio, quello dell’artista pronto a suonare su di palco e quello del pubblico che attende la performance: il silenzio dei presenti, che anticipa l’evento “sacrale” del silenzio che propizia il raccoglimento prima che il rito pagano venga consumato. È strano pensare che silenzio e assenza di suono integrino e siano fondamentali per la musica: rappresentano una dicotomia che John Cage espresse, in modo dirompente come tutti i geni, nel suo 4’ 33’’. In questa pandemia alla musica capita di occupare una posizione scomoda: non solo dal punto di vista metaforico, ma anche fisicamente, essa non si accompagna solo al silenzio, ma tiene per mano la nostra solitudine e ne riempie gli spazi. Ed è quasi paradossale in un momento in cui chi esercita quest’arte non ha un pubblico a cui arrivare, se non virtualmente e vede le proprie possibilità di espressione restringersi. L’arte si fa eco di una solitudine umana sempre più escludente, ma racconta anche la tensione e l’esigenza di strappare queste briglie fin troppo strette.
Mai come ora e per il tema in oggetto è giunto propizio lo spettacolo in streaming (e l’album uscito venerdì 20 novembre ) “Idiot Prayer - Nick Cave Alone at Alexandra Palace”: in modo quasi antitetico rispetto alla registrazione di giugno in piena fase post lockdown, l’artista australiano si è esibito nella storica sala live di Londra, in un concerto per voce e pianoforte. Nick Cave ha dichiarato che nel silenzio del lockdown aveva riflettuto sull’idea non solo di registrare le canzoni, ma anche di filmare la sessione: “Una preghiera nel vuoto per ricordare un momento strano e precario della storia”. E se le pareti hanno sempre rappresentato un confine, i Flaming Lips ne hanno fatto la propria espressione artistica durante i live: ma se in genere ad entrare dentro una bolla di plastica è il solo Wayne Coyne durante il ritorno al live ad ottobre, nella città d’origine di Oklahoma City, la band ha suonato davanti a 100 persone; in questo caso però tutti, artisti e pubblico, erano all’interno di una sfera di plastica. Una risposta sovversiva dal punto di vista artistico (ripresa da Artribune) e che racconta come l’arte non ponga limiti alla propria espressività e immaginazione.
in