Signori e signore, a Carrù è arrivato il giorno di “Sua maestà”. Giovedì 16 dicembre nell’anno duemila e ventuno, si torna alla Fiera in “presenza”: la fiamma è rinvigorita ed è tornata a bruciare. Quella della passione dei tucau, che si macinavano chilometri e chilometri a fianco dei loro fidati animali, al freddo e al gelo, pur di arrivare in tempo, la mattina presto, per accaparrarsi un buon posto alla grande “Fiera” di Carrù. Era doveroso rifocillarli e scaldarli con un bel piatto caldo di minestra e meglio ancora se dentro c’erano un paio di trippe e un po’ di vino dalla cantina. Da 111 anni, il rito va avanti. Perché ci sono cose destinate a cambiare e cose che non cambieranno mai.
E così si spalancano, di nuovo, le porte dei ristoranti storici: dalle fatidiche 6 di mattina in poi, qui si serve la colazione per “stomatici forti”. Trippe, carne, dolcetto e magari bagna cauda. Come la tradizione impone. I ristoratori carrucesi, uniti insieme sotto l’egida di “Piacere Carrù” (l'“Osteria del Borgo”, “Moderno”, “Vascello d’oro” e “Al bue grasso”) si sono adeguati alle nuove normative ma senza rinunciare al “rito”. Il primo turno, all’alba, è solo su prenotazione (ovviamente obbligatorio, come da disposizioni, il “supergreen pass”) e i posti sono volati via da settimane se non mesi. Qualche spiraglio di trovare una sedia si apre nei “turni” successivi. Per arrivare poi all’immancabile pranzo.
Pordenone, Pavia, Firenze e non solo. «Mi sono svegliato alle 3 di mattina per essere qui in tempo», ci racconta un avventore al "Vascello d'oro" di Carrù, seduto al tavolo del "primo turno" della colazione. E, in parallelo, andando avanti nella mattinata, sotto il tendone del palafiera (in piazza Divisione Alpina Cuneense) la Pro loco serve il “Bollito no stop”: fino ad esaurimento scorte. Qui il vassoietto contiene tre tagli del bollito, le immancabili salse verde e rosse, il purè, la tuma di Langa e la michetta carrucese con dolce e vino. Costo? 20 euro. Insomma, buon appetito.