Non è stata ritenuta sufficiente la “soffiata” ricevuta dai Carabinieri per procedere alla condanna di un pregiudicato italiano, F.G., dopo l’accusa di aver svaligiato un minimarket di Cuneo nell’aprile del 2019. E nemmeno il fatto che una buona parte della refurtiva fosse stata ritrovata, carrelli compresi, in un garage di proprietà del suocero dell’indagato. All’imputato i militari erano risaliti a seguito della denuncia di furto presentata dai due titolari dell’esercizio commerciale in via Gino Giordanengo, nel quartiere San Paolo. I due, una cittadina marocchina e un egiziano sono residenti a Mondovì e avevano raccontato di essere rientrati un giorno nel locale trovandolo pressoché svuotato senza nemmeno più «i termosifoni, la bilancia e i computer dell’ufficio». I ladri erano passati da una porta sul cortile che i negozianti erano soliti lasciare socchiusa.
Alcuni mesi più tardi, grazie a una fonte confidenziale, il maresciallo Barbabella della stazione Carabinieri di Borgo San Dalmazzo era venuto a sapere che nel Comune di Pianfei un certo F.G. si sarebbe disfatto di una Ford Mondeo rubata a Imperia. L’informatore segnalava anche che l’uomo, un soggetto con vari precedenti giudiziari, aveva stipato merce rubata proveniente da un supermercato di Cuneo presso l’abitazione in cui risiedeva a Beinette.
In quel periodo in effetti F.G. risultava essere ospitato dalla famiglia della sua compagna: il suocero, contattato dai militari, aveva offerto la sua collaborazione mostrando il garage con la refurtiva. Sempre grazie a lui, i Carabinieri avevano potuto ritrovare di lì a poco le targhe automobilistiche appartenenti alla Ford Mondeo rubata, presso un cascinale abbandonato sulla strada provinciale che sulla strada provinciale che unisce Beinette a Margarita.
A carico di F.G. il sostituto procuratore Alessia Rosati ha ravvisato sufficienti elementi di prova da chiedere la condanna a tre anni di reclusione e 1.300 euro di multa, tenuto conto anche della recidiva. Così ha parlato invece l’avvocato Giulia Dadone: «Da nessuna parte salta fuori la figura di F.G.: abbiamo sentito i soci di questo esercizio commerciale, né lui né lei hanno accertato l’identità delle tre persone, almeno uno dei quali non era nemmeno italiano».
Quanto al ritrovamento della refurtiva, ha aggiunto il difensore, questo era avvenuto in un garage di proprietà di un’altra persona, il suocero dell’imputato, la cui posizione tuttavia non era stata nemmeno vagliata. Ritenuto sussistente il dubbio, il giudice Elisabetta Meinardi ha assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.