I diritti dei lavoratori a teatro: il “Bertola” strapieno per “7 minuti”

Teatro pieno, cascata di applausi e sorrisi amari. Ieri sera, martedì 24 maggio, non sono pochi quelli che sono usciti dal teatro "Bartola" di Mondovì con un nodino fra la gola e lo stomaco. Perché "7 minuti - consiglio di fabbrica" di Stefano Massini non è soltanto un testo di enorme attualità, duro ed efficace (ha esordito con la regia di Alessandro Gassman e ricordiamo che ne è stato tratto un film nel 2016, regia di Michele Placido, con un cast che includeva Cristiana Capotondi, Ottavia Piccolo, Ambra Angiolini, Fiorella Mannoia, Violante Placido e ne citiamo solo una parte), ma è una storia che parla a 360 gradi. Straordinariamente messo in scena dalla Compagnia “Teatro Marenco”, con la regia di Aldo Viora.

LO SPETTACOLO
Undici donne, nove operaie e due impiegate, durante un consiglio di fabbrica si ritrovano a discutere ed a dover decidere su un'ambigua proposta dei nuovi vertici aziendali. In una squallida stanza-spogliatoio undici donne, di diversa età, nazionalità e cultura sono madri, figlie e mogli che cercano di raccontare se stesse tentando disperatamente di reagire alla paura del futuro. Ciascuna porta il proprio vissuto, la propria personalità, le proprie convinzioni sperando di persuadersi a vicenda della bontà delle proprie tesi: un dibattito acceso dove ognuna di loro rovescia la propria problematica esistenziale, che porta alcune fino al punto di essere disposte a perdere la dignità pur di mantenere il lavoro. In questo gioco al massacro si alternano forti tensioni e improbabili momenti di risate amare, mentre la portavoce del consiglio di fabbrica, Blanche, convinta che si stia concretizzando una trappola, prova in tutti i modi a convincere le compagne a ragionare sulla dignità del lavoro e a far prevalere quanto sia importante, e non solo per loro, la scelta che stanno per fare.

Uno spettacolo che parla a 360 gradi, dicevamo. Parla di diritti del lavoro, certo, ma visti da ogni prospettiva. C'è chi  teme più di tutto di "finire per strada". C'è chi guarda non a sé stessa, ma alla categoria, alle compagne, alle colleghe. C'è chi ha un passato di lotta e c'è chi è troppo giovane per averlo. C'è chi agisce non per fiducia, ma per disperazione o sconforto. C'è chi vorrebbe dire grazie ai padroni - "le cravatte" - e chi invece proprio no.  C'è chi ha paura e chiede semplicemente di poter stare un po' tranquilla. C'è chi vuole ragionare, chi crede che ragionare troppo significhi avvitarsi senza arrivare a nulla, c'è chi la butta sul ridere e chi si incavola di brutto. C'è chi non vuole accettare le dietrologie o, più semplicemente, non ha voglia di rischiare di perdere tutto quando può accettare di perdere poco. E "7 minuti", tra i tanti pregi, ha anche quello di essere un testo non retorico. Efficacissimo.

LE ATTRICI - Maria Amato, Giulia Bertolino, Sofia Astegiano, Lilia Scagnoli, Olga Bertolino, Sara Bertini, Veronica Devalle, Loredana Dumbrava, Angioletta Giovana, Irma Gastaldi e Giuditta Aimo.

Alla rappresentazione era presente anche Antonio Boccuzzi, l'operaio sopravvissuto alla tragedia della Thyssen Krupp di Torino, uno tra i più gravi incidenti sul lavoro avvenuti in Italia in cui persero la vita sette lavoratori: «Ringrazio la Compagnia Teatro Marenco - ha detto - per avermi invitato. Credo che questo spettacolo porti tutti a riflettere sul tema dei diritti dei lavoratori, tema sempre attuale».

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