In pensione con “quota 100” va a vendemmiare: ora l’Inps gli chiede 53 mila euro

Il caso di Romano Gaiero, classe 1958: «La mia vita è stravolta. Non dormo e non ho più appetito. Come farò a pagare?»

Foto d'archivio - Marco Aimo

Negli ultimi tre anni ha lavorato in tutto appena 15 giorni, guadagnando circa 900 euro: ora l’Inps gli chiede indietro oltre 53 mila euro, vale a dire i due anni e mezzo di pensione che nel frattempo ha percepito. A sollevare il caso è Romano Gaiero, di Farigliano, classe 1958, andato in pensione con “quota 100” nel 2020, dopo una vita di lavoro alla ex Ipa di Pianfei, impresa specializzata nella produzione di interni per auto. «Da quando ho ricevuto la notifica Inps, la mia vita è stata stravolta – ci racconta –. Non ho più appetito, non riesco a dormire, ho perso l’entusiasmo e la gioia di vivere e non ho il coraggio di affrontare il futuro. Mi sono già state trattenute le ultime quattro mensilità. Come farò a restituire una cifra così importante? Dove trovo tutti questi soldi?». Secondo la legge, chi è andato in pensione con “quota 100”, fino al raggiungimento del diritto alla pensione “di vecchiaia” deve osservare il principio dell’incumulabilità di reddito di lavoro, vale a dire che può lavorare solo occasionalmente e che la retribuzione non deve superare i 5 mila euro lordi l'anno, pena appunto la restituzione dell’intera pensione. «In tutto ho guadagnato 900 euro, ben al di sotto dei 5 mila euro previsti – prosegue Romano –. Per tre anni ho aiutato il mio vicino di casa nella vendemmia, 5 o 6 giorni l’anno. Ovviamente volevamo essere in regola sia io che lui, così abbiamo stipulato un contratto di breve durata, da lavoratore dipendente». Il nodo sta proprio qui: la norma prevede che si possa lavorare restando sotto il tetto dei 5 mila euro, a patto che si tratti di lavoro occasionale autonomo, mentre non è ammesso il lavoro dipendente. Il signor Romano, in contatto con un Caf del territorio, ha scoperto che il suo non è un caso isolato. Nel Cuneese infatti ci sarebbero almeno altri 4 o 5 situazioni analoghe, emerse proprio in questi mesi. L’idea è quella di “unire le forze” e presentare congiuntamente ricorso (eventualità prevista dalla legge), per spiegare le ragioni del singolo caso. Lo stesso signor Romano è disposto a collaborare con persone che si trovino nella stessa situazione. Se ci fossero casi simili, è possibile contattare la nostra redazione per essere messi in contatto diretto con lui.

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