Giorgio Valletta è insieme a Sergio Ricciardone (direttore artistico della manifestazione) uno degli artefici di Club To Club, sino dai suoi primissimi esordi nel 2002. La manifestazione che inizierà mercoledì 5 novembre con il live di Chet Faker al Circolo Esperia di Torino è diventata uno dei più importanti punti di riferimento per la musica elettronica in Italia, con un programma sempre molto vario e capace di proporre le nuove tendenze del genere, le occasioni per il ballo e l'intrattenimento e live per intenditori o non adepti, come Franco Battiato con il suo progetto Joe Patti's Experimental Group o la session Hyperdub 10.T con i dj Kode9 e Laurel Halo nella splendida cornice del teatro Carignano.
Con Valletta si è parlato di queste 14 edizioni di Club To Club di cosa varrebbe la pena ascoltare e di quello che potrebbe ancora venire.
Giorgio, una nuova edizione di Club To Club (da ora C2C, ndr); cosa ha permesso di rendere l'evento così longevo?
È la 14^ edizione (si iniziò a marzo 2002 con una replica alla fine dell'anno stesso, per poi cominciare dall'anno successivo con la attuale formula, in concomitanza con la settimana delle Arti Contemporanee): credo che C2C resista nel tempo per la capacità di proiettarsi nel futuro, di accettare nuove sfide e di investire ogni volta su nuovi artisti e scene musicali emergenti. Inoltre è progressivamente mutata la mappa dei luoghi che ospitano il festival: come suggerisce il nome stesso, inizialmente Club To Club si svolgeva in luoghi deputati al ballo, club veri e propri, mentre ora si muove fra il Teatro Carignano e l'area fieristica del Lingotto, con la novità di quest'anno di un hotel come headquarters diurno.
Storicamente, ci sono due elementi inconfutabili. La natura di Torino quale città-laboratorio per eccellenza in Italia: è la città in cui sono nati per esempio il cinema e la radio. Inoltre i suoi trascorsi di città industriale l'hanno resa in qualche modo simile a posti come Manchester o Detroit, in cui non a caso la musica elettronica è divenuta una maniera efficace e urgente per esprimersi artisticamente.
Credo che lo sia sempre stato, guardando al nostro mondo ma anche più in generale. Se Torino non sta sempre al centro dell'attenzione è per "colpa" di quel tipico understatement di cui siamo portatori. La rinascita culturale che affonda le radici nei grigi anni '80 ed è sbocciata negli anni '90, e l'esperienza Olimpica del decennio successivo l'hanno certamente riportata sotto i riflettori. Ma anche nei momenti più difficili, Torino è sempre stata una città di importanza fondamentale per la storia di questo Paese.
Vaghe Stelle è ormai una certezza a livello internazionale, e il fatto stesso che per ora sia impossibile definire la sua musica con il nome di un genere è un grandissimo pregio. C'è una forte corrente sperimentale, rappresentata da artisti promettenti come Ake, XIII, Sabla, Sergio Bertani, OOBE, che ha altrettante potenzialità per affermarsi fuori dai nostri confini. Molti di loro hanno aderito alla community di PiemonteGroove, un progetto che come “Situazione Xplosiva” stiamo curando da molti anni.
In questa edizione quale il live da non perdere? Ce ne sono tanti: a parte il Joe Patti's Experimental Group di Franco Battiato, personalmente sono molto incuriosito dal live di SBTRKT, che presenterà Wonder Where We Land, e da due voci femminili che in maniera differente rappresentano l'attualità sonora: Kelela e Fatima.
Il mio album preferito dell'anno è quello di Todd Terje, ma non dico niente di nuovo. Mi ha impressionato moltissimo anche LP1 (il debutto di FKA Twigs) e il disco di Arca, produttore venezuelano che ne ha curato buona parte: il suo 'Xen' riesce a plasmare distorsioni, metallo digitale, imperfezioni sonore con estrema naturalezza e poesia, e non mi sorprende che Bjork l'abbia voluto per curare il suo prossimo lavoro.