Lettera di un profugo agli italiani: «Io vorrei guadagnarmi da vivere, non mangiare a spese vostre»

La lettera-confessione di un ragazzo profugo a Magliano Alpi: «Sogno di avere un futuro migliore.

Uno dei ragazzi richiedenti asilo nella casa di ospitalità di Magliano ha scritto, a mano, una lettera che poi è stata consegnata di persona alla nostra redazione. Il ragazzo, che ormai vive da parecchio tempo qui in Italia, parla e scrive senza particolari problemi in italiano.

Qua ne riportiamo uno stralcio: le sue parole sono pubblicate in maniera integrale, senza correzioni o “abbellimenti”, su L'Unione Monregalese del 7 marzo 2018

“Migliaia di profughi vivono la mia condizione e soffrono per la mancanza di assistenza sociale e morale. Questo non è assolutamente un grido di disperazione perché ringrazio le persone che mi stanno vicine, con l’affetto, la solidarietà, con gesti quotidiani, ma è una presa di coscienza della triste realtà che viviamo noi profughi e che vive l’intera comunità che ci ospita, in quanto siamo piegati ad un sistema politico che non tutela né noi rifugiati, né le persone che ci accolgono. In quasi tre anni non ho ancora avuto la possibilità di lavorare, nonostante che, come altri rifugiati, ci siamo resi disponibili in modo “volontario” ad effettuare dei lavori (per esempio manutenzione stradale, polizia urbana ecc…) perché non siamo ben accolti dalla comunità. Sono molto confuso e non posso continuare a mangiare e dormire tutto il giorno, perché la vita non è così. I progetti che ci sono in campo di immigrazione non sono attuati perché manca collaborazione fra le strutture che ci ospitano e i Comuni. Sono iscritto al Centro di formazione professionale, ho ottenuto un contratto di lavoro che non ho mai svolto perché all’ultimo momento i responsabili dell’azienda non mi hanno più chiamato, nonostante mi avessero già consegnato la divisa da lavoro. Ho l’attestato di lingua italiana perché frequento regolarmente i corsi organizzati della cooperativa che gestisce me ed altri ragazzi. Vorrei lavorare per dare il mio contributo alla società, ho una qualifica da agricoltore ed ho bisogno di poter riscoprire la mia dignità di uomo, ho l’esigenza di andare a dormire stanco ma appagato della fatica della giornata. Vorrei solo scuotere gli animi di tutte le persone che leggeranno questo articolo”.

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