Negli 80 anni delle leggi razziali, il Liceo monregalese, il "Vasco - Beccaria - Govone", ha celebrato giustamente la professoressa Delfina Ortona, che aveva insegnato al liceo e poi, in quanto di origini ebraiche, era stata deportata ad Auschwitz, dove era morta. Alla professoressa Ortona è stata così dedicata la Biblioteca della scuola, in un ricordo doveroso. La cosa che risulta storicamente interessante è la particolarità della sua storia, che spiega anche in parte il motivo della sua - finora - marginalità nel ricordo dei fatti monregalesi di quegli anni terribili.
Delfina Ortona nasce infatti a Casale Monferrato l'11 novembre 1904, da Angelo e Elisabetta Sacerdote. Si laurea in lettere a Torino nel 1926, inizia quindi a insegnare al liceo valdese di Torre Pellice per poi passare a quello pubblico di Mondovì. In parallelo, però, si sviluppa il suo interesse politico, con l'avvicinamento al partito nazionale fascista, cui risulta iscritta fin dal 22 maggio 1921: una fascista, dunque, ante-marcia, secondo il termine che si usa per indicare chi era presente prima che l'adesione al partito divenisse semplicemente un'adesione opportunistica, un "soccorso al carro del vincitore" per citare Flaiano. Dal 1927 al 1929, a Torre Pellice, tiene il corso di cultura fascista femminile, e a Mondovì sarà addirittura segretaria del fascio femminile. Inoltre, ottiene la tutela legale di Renato Suttora (n. 1920, Spalato), suo allievo al Liceo nel 1933/1934, che crescerà negli ideali fascisti. Intanto, però, con l'arrivo delle leggi razziali del 1938 gli ebrei vengono espulsi dalle scuole italiane, e anche la professoressa Ortona è costretta a lasciare la cattedra al Liceo. Questo non incrinò gli ideali almeno di Suttora, che nel 1942 si arruolò volontario in Libia. Non sappiamo se venga a conoscenza di quel che succede col 1943, quando con l'avvento della dominazione nazista, la professoressa viene arrestata e deportata ad Auschwitz, dove muore nel 1944. Infatti Suttora, al suo ritorno sul suolo italiano, si arruola nella X Mas (1944), nota formazione d'elite della Repubblica di Salò, e qui trova la morte, catturato e ucciso dai partigiani.
Una storia terribile: per certi versi, il personaggio della professoressa Ortona ricorda il padre del protagonista (anonimo) de "Il giardino dei Finzi-Contini" di Giorgio Bassani: colto laureato ebreo di estrazione popolare, ha aderito fin dalle origini al fascismo e continua a credere fino all'ultimo nella protezione di un "Mussolini buono" che salverà gli ebrei italiani dallo sterminio nazista. Curioso notare - ma è solo una coincidenza - che un Giorgio Bassani, ingegnere di origine ebraica, esiste anche nell'ebraismo monregalese, proprietario di uno stabilimento metallurgico che, ovviamente, perde per via delle leggi razziali (di lui si perde poi ogni traccia dopo il 1940).
Una intitolazione, dunque, meritoria, quella del Liceo monregalese, per permettere il ricordo di quel periodo travagliatissimo della nostra storia nazionale, con i suoi orrori e le sue contraddizioni: da studiare e meditare sempre, per evitare che si ripetano in nuova forma.
(Fonti: articolo a firma G.D.T su Unione Monregalese del 2/3/1995)