Il costo del randagismo per i nostri Comuni
Una nota del Ministero della Salute dal titolo “Costi gestione canili” sostiene che “tenendo conto dei costi medi per personale, alimentazione, cure e profilassi sanitaria, beni di consumo ed utenze varie, ai fini di una buona gestione risulta appropriato un importo giornaliero oscillante fra i 3,50 e 4,50 a cane”.
Nella nostra provincia sono circa più di 700 i cani in cerca di casa e presi in carico dai Comuni in cui vengono ritrovati. Stando alla nota, attraverso una semplice moltiplicazione, solo la provincia di Cuneo spenderebbe fra gli 800.000-1.000.000 di euro all’anno. Questi numeri, spesso considerati noiosi ci permettono tuttavia di raccontare delle storie e di suggerire, magari, strade virtuose da percorrere.
Spendiamo 1,5 euro all'anno per i randagi
Secondo i dati ISTAT i residenti della “Granda” sono circa 590.000 quindi ognuno di loro teoricamente spende per i randagi circa 1,5 euro all’anno. Tuttavia la situazione reale mostra che questa spesa non viene ripartita su tutta la popolazione, ma ricade solo sui Comuni che ospitano randagi. Infatti se, ad esempio, in un Comune di 500 abitanti vengono ritrovati 10 cani e nel Comune vicino di 1.000 abitanti nessuno, il primo spende sino a 12 euro all’anno a cittadino, mentre il secondo, o paga una quota minima per garantirsi il servizio oppure nulla.
Una suddivisione che a noi pare iniqua considerando che un randagio può percorrere vari chilometri e quasi mai Il Comune in cui viene ritrovato è lo stesso in cui è stato abbandonato.
Il randagismo è una questione spinosa che va affrontata in modo sinergico fra tutte le realtà del territorio che si occupano per legge o per scelta dei cani senza padrone. Per giungere ad una corretta gestione delle risorse, tamponare l’emorragia di fondi pubblici e migliorare la qualità di vita di questi animali riducendo la loro permanenza nelle strutture.
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Il costo del randagismo per i nostri Comuni. Ma noi cittadini cosa possiamo fare? Gli ospiti dei 3 canili di zona sono per lo più cani di proprietà, ma non più rintracciati dal proprietario poiché sprovvisti del microchip (che è obbligatorio).
Cani da caccia ritrovati ai confini dei nostri boschi, evidentemente abbandonati perché non abili al loro lavoro. Ed infine cuccioli, figli dell’ignoranza umana che per egoismo o distrazione permette la loro nascita gonfiando le fila dei senza casa e svuotando le tasche dei Comuni.
Noi possiamo cercare di ridurre la loro permanenza nelle strutture adottandoli nei canili di zona, meglio, scegliendone uno a carico del nostro Comune. Possiamo sterilizzare i nostri cani e magari invitare i nostri vicini a fare lo stesso, dobbiamo microchipparli e possiamo diffondere gli appelli dei cani che il nostro Comune mantiene.
I cani di San Michele M.vì sono stati quasi tutti censiti da GEA sul sito www.geassociazione.jimdo.com o su facebook GEA IL CERCA CASA. I cani di Roccaforte e Villanova si trovano nel canile Collina Belmonte di Busca, mentre i cani di Mondovì presso il canile Dog World di Guarene.
Per Gea, Estelo Anghilante operatrice di zooantropologia didattica
Nella foto, Willy, mantenuto nel Canile di Ceva