Nelle scorse puntate, avevamo visto il difficile rapporto tra mondo cattolico (inclusa l'Unione di allora) e il fumetto non confessionale. Negli anni '50 la condanna si estendeva ad ogni fumetto laico, come abbiamo visto qui:
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Negli anni '60, invece, alcune timide aperture erano state poi stoppate dall'affermarsi dei "fumetti neri", effettivamente poco raccomandabili in una legittima ottica educativa: Diabolik, Satanik, Kriminal e uno stuolo di imitatori. Ne abbiato trattato qui:
Ma gli anni '70 vedono finalmente una, seppur graduale, svolta. Avevamo già detto della polemica, nel 1969, con alcuni fumetti anticlericali del "Brontolo", numero unico non ufficiale del liceo classico monregalese, il "Beccaria": nonostante una - garbata - contestazione, si era dimostrata nuova apertura verso il numero unico del 1970 (magari dopo un chiarimento de visu coi responsabili del giornale scolastico).
"Processo alla stampa giovanile" del 19/02/1970 fa il quadro della situazione generale: “Le testate sono circa 150. Pochi i periodici con intenti educativi - Fumetti a base di avventura, di violenza, di sesso, destinati agli adulti sono letti avidamente dagli adolescenti - Le ragazze fantasticano sui fotoromanzi.”
Si cita una tavola rotonda a Caorle che divide in quattro tipologie di albi: “Topolino e simili, con animali parlanti”, criticati in quanto “non presente la realtà famigliare”. Avventuroso-dinamico: “Tex, Comandante Mark, Piccolo Ranger”, che presenta un eroe solitario e invincibile, quindi diseducativo. Poi seguono alcune riviste “per giovani”, come “Ciao Big”, che appaiono più rivolte a un pubblico femminile, e infine, del tutto in positivo, il Corriere dei Piccoli e la stampa cattolica, mentre a parte viene tenuto il "fumetto nero", totalmente ineducativo. Restano alcune delle vecchie critiche: ma per la prima volta l'approccio non sembra l'invettiva, ma un tentativo ragionato di comprendere.
Si fa inoltre per la prima volta, sul tema, esplicito riferimento al Concilio, che parla di ricercare la "stampa onesta" (non quindi, pare di capire, esclusivamente confessionale): e se da un lato resta un'impostazione simile, l'onda lunga del Concilio influisce anche in questo ambito, consigliando probabilmente toni meno radicali e più riflessivi.
L'Unione Monregalese del 18/05/1972 amplia la pars costruens, spiegando come oltretutto "da qualche anno « Il Giornalino » si è notevolmente trasformato" e "Si può dire che oggi « il Giornalino » sia una galleria dei migliori fumettisti italiani, quelli che in passato resero celebre « il Vittorioso »."
Viene così riconosciuta, ormai, la transizione avvenuta: il Vittorioso ha chiuso nel 1970, molti dei suoi fumettisti sono passati - assieme a nuove leve - alla testata dei Paolini (fondati da Don Alberione, di Alba), che si rinnova profondamente guardando anche al modello di "Linus" (1965), nel formato di rivista, ovviamente con temi legati a un pubblico più giovanile e all'orientamento cattolico. Esistente fin dal 1924, ma rivolto principalmente a un pubblico infantile, e con pochissimo fumetto, il Giornalino diviene in questi tempi il nuovo grande giornale per ragazzi cattolico: e se da un lato continua l'opera del Vittorioso, i Paolini indubbiamente gli imprimono il loro stile che - almeno da quegli anni conciliari - è più dialogante, meno trionfalistico.
L'Unione Monregalese del 18/10/1973 si occupa del tema della pornografia, indagando anche i fumetti neri: c'è naturalmente condanna, ma solo sul fumetto horror-erotico, non facendo più di ogni erba un fascio.
"A Mondovì ogni mese 3.1oo copie di pornoriviste per l.loo.ooo lire" è il titolo legittimamente preoccupato. Ma perfino su questo tema delicato, i toni sono in prevalenza razionali, non infuocati e moralistici:
"E' concetto antico ed allo stesso tempo moderno quello di pornografia, ma, come fenomeno di massa, è assai recente ed ha le sue radici nello
sviluppo degli strumenti dicomunicazione sociale che permettono l’ampia diffusione di pellicole,riviste e fumetti."
Va ammesso, tra le righe, un lessico non aggiornato, che parla di "mezzi uomini", "uomini-donna" o "donne-uomo", in linea però con il periodo storico. E c'è anche una sostanziale autocritica sul fumetto:
"Il fumetto che fino a 20 anni fa era ritenuto frutto del l’analfabetismo di ritorno, alienante e sovvertitore dell’ordine civile, oggi è diventato la lettura preferita della borghesia più aperta ed ha invaso ogni genere di letteratura. E ’ famosa la lotta portata dal sen. Me Carty contro i 30 milioni di copie di fumetti venduti negli Stati Uniti settimanalmente negli anni ’50. La « caccia alle streghe » portata contro il comunismo americano aveva trovato un capro espiatorio anche nel fumetto, allora abbastanza castigato..."
Resta chiara la condanna verso i "fumetti erotici", che all'erotismo uniscono un elemento orrorifico e sadico, ma anche riferimenti al "paradiso delle droghe", che possono favorire la loro diffusione presentandole in modo positivo. "La droga, ad esempio, ha preso piede anche nei paesi di provincia ed ha una delle sue vie di propaganda proprio nei fumetti" si arriva a teorizzare. La connessione può essere un po' azzardata, ma sarebbe da capire quanto effettivamente fosse presente una rappresentazione positiva delle droghe nel fumetto nero (al di là della reale influenza esercitata).
L'Unione Monregalese del 12/12/1974 presenta invece una nuova rivista per i ragazzi cattolica, «MONDO ERRE », che aveva iniziato le pubblicazioni nel 1975, e che effettivamente si affiancava all'approccio del Giornalino. La stessa Unione, nel 1976, avrebbe pubblicato alcune strip a fumetti: "I bagienni" di Ferdinando Vinai, e i Cro-Magnon di Giampiero ed Oscar Galliano - che tuttora è attivo, su Provincia Granda, con "Gli ovomuncoli".
Ma, soprattutto, il 22/12/1977 si dà - per la prima volta - notizia di una esposizione locale, a Cuneo, di Cinzia Ghigliano, "giovane disegnatrice di fumettiche che si è ormai affermata a livello nazionale", attiva su Linus e vincitrice, l'anno prima, del Yellow Kid, l'Oscar del fumetto italiano (prima donna a conseguirlo). Si cita anche il marito Marco Tomatis, sceneggiatore dei fumetti dell'autrice.
Il 1979 è invece l'Anno Internazionale del Fanciullo, che l'Unione segue con una apposita rubrica: e questo porta a una rinnovata attenzione ai fumetti, con articoli di taglio diverso ma ormai in prevalenza meno allarmistici. In modo ancora un po' scandalistico, sul numero del 17/05/1979 si osserva che "Su 20 albi, presi a caso in una edicola, sipotevano contare 416 persone armate, 66 morti, 10 fughe di banditi,5 sequestri di persona, 7 esplosioni dinamitarde, 5 rapine a mano armata, 38 colpi di revolver, 21 coltellate, 10 pugnalate, 40 minacce con la pistola, 29 lotte corpo a corpo, 6 persone legate, 2 scene di tortura violenta...": un tentativo di statistica, ma un po' casuale e approssimato, specie se si considera, prima, che "in Italia esistono attualmente 27 milioni di lettori di fumetti", che rendono il campione dei 20 albi a caso decisamente irrisorio.
Molto migliore è il pezzo di Zaccheo del 14/06/1979, "Bla, bla, bla... il fumetto è vegeto più che mai!", che adotta anche un certo approccio "storiografico" corretto:
"Per chi non lo sa: la nascita del fumetto è il 1895 (la stessa del cinema!). Da allora non ha conosciuto flessioni, anzi da semplice "striscia” sui quotidiani si è trovato uno spazio in proprio diventatilo pubblicazione autonoma, vero e proprio genere letterario di grande diffusione. Rivolto in un primo momento al pubblico adulto, si è cercato poi di riservarlo ai ragazzi con la imponente operazione Walt Disney, quindi negli anni ’60 lo si è indirizzato nuovamente alle persone mature sfruttando filoni deteriori di tipo sexy, nero, impegnato politicamente («Diabolik», «Satanik», «Linus»...).
"Se poi andiamo un istante indietro a scrutare i lunghi mesi di scuola, scopriamo il ruolo spesso clandestino ma affascinante de "L'intrepido” che viene sfogliato dietro la complice schiena del compagno di banco che fa da riparo all’occhio indagatore dell’insegnante oggi sempre più tollerante. Oggi purtroppo il pubblico divoratore di fumetti (di ogni genere: western, fantascienza, gialli, di guerra, di evasione, sentimentali, porno...) si è notevolmente livellato. Ai fumetti definiti "passabili” ci dedicheremo nei prossimi numeri. Forse anche a questo riguardo c’è da correggere un po’ il tiro. Intanto c’è da appurare la ragione vera che mantiene il ’’fumetto’” ancora e sempre sulla cresta dell’onda. Forse è da ricordare come negli ’’albi” l’immagine prevale sulla parola scritta e questo trucco riempie di suggestione il bambino abituato solo più a segnali immediati, che non richiedono sforzi (come potrebbe essere per i testi scritti). Cè poi un fattore singolare: tra ragazzo e fumetto si instaura un rapporto personalissimo. L’immagine in TV è condivisa da altri, la scena del fumetto è tutta appannaggio di chi se la gusta e vi si può appassionare con la fantasia."
L'unico elemento discutibile è ritenere "deteriore" il fumetto "politico" in quanto tale (e stupisce, perché la tradizione dell'umorismo a vignette e fumetti è anche potentemente cattolica - Guareschi - e monregalese - Ansaldi, Golia) e non, al limite, per alcuni eventuali eccessi (ma in "Linus" la qualità è sempre stata alta). Per il resto, l'approccio è ormai sostanzialmente positivo.
Il 21/06/1979, si torna sul tema in "Cosa salta fuori dalla radiografìa di Paperino.", si torna ad analizzare i fumetti: "Ma a cuor leggero si può proprio accettare, senza ombra di preoccupazione, una quotidiana razione di Paperon de’ Paperoni, di Billy Bis, di Ghibli, di Tex? Non c’è da scatenare una inattuabile improduttiva «caccia» al fumetto come unico elemento inquinante diffuso tra la mentalità dei ragazzi. C’è ben altro che incombe sulla testa dell’infanzia, ma c'è anche questo boom di fumetti!
Non è che il mondo dei fumetti sia recepito immediatamente come proposta di modelli comportamentali: è abbastanza distinto, anche nel ragazzo che legge, il reale dal fantastico. Ma ci sono delle stratificazioni a livello più o meno conscio, che non sono da sottovalutare nella psicologia dei bambini." L'atteggiamento, pur mantenendo una legittima prospettiva critica in chiave educativa, è ormai abbastanza aggiornato ed esclude automatismi ingenui di passaggio da fantasia a reale. Dei fumetti Disney si segnala l'assenza di una reale dimensione famigliare - tutti zii e nipoti - mentre per l'Intrepido (ma varrebbe anche per Bonelli) si evidenzia la presenza di un eroe-tipo investigatore che agisce però spesso con metodi al di fuori della legge. I toni restano comunque pacati e razionali.
Ma ormai, dal 1978, è arrivata tramite la tv una nuova animazione, e un nuovo fumetto mediato da essa: quello giapponese.
Il 17/05/1979, in "TV come babysitter... pericolosa!", l'Unione ne tratta per la prima volta: "Ma ecco che sgusciano i bimbi nervosi e piagnucolosi: «Papà, il televisore è rotto. Non possiamo vedere Goldrake, come facciamo...?» e giù lacrime e strilli. Compare la mamma e investe prontamente il marito: «Porta subito ad aggiustare quel coso, io non so più come fare a tenere questi ragazzi, senza la Tv mi fanno ammattire...!"
Il 20 / 12 / 1979 si parla addirittura di "Gesù bambino sconfitto dai personaggi televisivi?", dove si mostra come nell'immaginario infantile questi nuovi eroi sono molto pervasivi. Ormai accettato il fumetto laico occidentale, la reazione è più sobria, ma mostra il subentrare di un nuovo problema: la pervasività di una animazione "non infantilizzante" come è quella nipponica. Capitan Harlock e Goldrake in primis, ma anche al limite Heidi e Remi seducono molto di più degli equivalenti cartacei europei, in quanto richiedono ancor meno impegno nella visione. L'articolista qui intervista direttamente dei bambini, e la cosa è interessante, perché il quadro che emerge è sicuramente più autentico.
Le cifre sono, ancora una volta, significative: "Gli indici di gradimento, forniti dalla Rai, ci dicono che più di tre milioni di bambini se ne stanno seduti ogni sera davanti al televisore per godersi Goldrake. Qualcuno ha paragonato il goldrakismo infantile (e non) al travoltismo giovanile: entrambi fenomeni di massa che coinvolgono e contagiano."
Anche questa decade, quindi, si conclude con l'apparire di un tema che sarà centrale in quella seguente: ma lo stile con cui sarà affrontato è ormai sostanzialmente quello "laico" dell'Unione moderna.