SERGIO CHIAMPARINO
Candidato per: centrosinistra
Liste: Italia in Comune, Piemonte del sì, Liberi uguali verdi, + Europa, Demos, Moderati, Partito Democratico
CHI È?
Età: 70 anni
Nato a Moncalieri
Residente a Torino
Sposato, un figlio
Studi: ha frequentato l’Istituto tecnico
Sommeiller di Torino si è laureato in Scienze politiche all’Università di Torino
Professione: governatore della Regione Piemonte
Politica: iscritto al Partito Democratico
Ultima dichiarazione dei redditi: ammonta a 106.652 euro
L'INTERVISTA
Durante i 5 anni della sua Amministrazione, le è stata spesso fatta l’accusa di “una Regione Torino-centrica”. Il territorio monregalese si è sentito talvolta un po’ ai margini, forse perché mancava una rappresentanza locale in Consiglio. Si può sperare di superare questo ostacolo, o dipende solamente dalla provenienza di chi poi siederà a Palazzo Lascaris?
Francamente in questi 5 anni abbiamo cercato di guardare a tutto il Piemonte, individuando priorità e investendo risorse, per quanto ci ha permesso la nota situazione problematica del bilancio regionale. In questo senso molte iniziative hanno riguardato il Cuneese, su diversi fronti, dai trasporti alla sanità, dalla cultura al turismo. Abbiamo investito 42 milioni per la manutenzione delle strade provinciali di Cuneo, uno sforzo significativo dopo anni di mancati finanziamenti. Siamo intervenuti con impegno per ripristinare i danni delle alluvioni del 2015 e 2016. Sullo sviluppo del turismo della neve, abbiamo messo 42 milioni che hanno riguardato anche il Monregalese, dopo tanti anni di assenza di intervento. Il mio impegno per la prossima legislatura è di rafforzare i rapporti con i diversi territori e di finanziare ulteriormente gli interventi necessari alla crescita e alla qualità della vita localmente.
Ci sono due temi locali sui quali, di recente, si è rischiato lo “scontro” tra la nostra zona e la sua Giunta uscente: il completamento della tangenziale (col botta- risposta tra Costa e Balocco) e il caso-Alberghiero (con le dure affermazioni del sindaco dirette contro l’assessore Pentenero). L’impressione è di rapporti... freddini. Come riallaccerete il dialogo, in caso di conferma alla guida del Piemonte?
Sulla tangenziale di Mondovì c’è stato solo uno scambio di battute sulla modalità di finanziamento dell’opera all’interno del Contratto di Programma di Anas, una polemica che non cambia la sostanza della questione. La Regione appoggia e appoggerà la realizzazione di quest’opera. Sull’Alberghiero intendiamo svolgere la nostra funzione di aiuto del dialogo tra i due Enti che in questo caso hanno le competenze: Provincia e Comune. Non tocca a noi la decisione, ma a loro. Naturalmente l’ascolto e il confronto anche con il Monregalese sono per noi elementi imprescindibili anche per il futuro.
Si dice che in caso di sua vittoria “risicata”, con una maggioranza in Consiglio dai numeri stretti (per via della distribuzione dei seggi delle varie province), lei potrebbe aprire ai 5 Stelle su alcuni punti del programma. È così?
Mi sono ricandidato alla guida del Piemonte perché credo che la nostra azione di questi cinque anni di governo regionale abbia ridato credibilità all’istituzione Regione. Quello che avverrà dopo il voto dipenderà dal volere dei cittadini, non avrebbe alcun senso fare ora ipotesi a meno di una settimana dalle elezioni. Per non sfuggire però alla sua domanda, voglio chiarire che un conto sono i corretti rapporti istituzionali tra Enti, come nel caso della Regione e del Comune di Torino, altro una alleanza organica con una formazione politica da cui ci dividono tante cose a partire dalla TAV, una infrastruttura per noi irrinunciabile. Al di là delle differenze di schieramento, comunque, l’importante è che ognuno nel proprio ruolo lavori per il bene del Piemonte.
La Granda aspetta (da anni) che la Cuneo-Asti parta. Il premier Conte e il ministro Toninelli hanno dato le loro garanzie sui tempi, ma il dialogo con la Regione non è stato facile. Se lei continuerà a essere presidente, si può sperare che le cose si appianino o ci aspettano altri anni di contrasti?
Io sono il primo a volerne la realizzazione e ad averla chiesta con insistenza. E se i lavori ripartiranno, sarò il primo a congratularmi con Conte e Toninelli. La conclusione dell’Asti-Cuneo è il mio unico interesse. Il problema è che quelle che lei chiama garanzie governative non sono tali, ma solo promesse che finora non hanno trovato alcun riscontro concreto. Le ricordo che furono proprio Conte e Toninelli a parlare di riavvio dei lavori entro l’estate, dopo l’approvazione delle modifiche della parte finanziaria del progetto da parte del Cipe, i primi giorni di aprile. Sono passati quasi due mesi e il Cipe ancora non ha dato il via libera. Questi sono i fatti e su questi fatti si basano le mie preoccupazioni; come sul fatto che le modifiche devono ancora passare al vaglio dell’Unione europea. Una soluzione c’era già, l’aveva predisposta il Governo precedente. L’ok ufficiale da Bruxelles è arrivato all’indomani delle elezioni, ad aprile 2018. Il nuovo Governo doveva solo portare il progetto al Cipe e i lavori sarebbero ripartiti. Non ha voluto farlo, legittimamente, e ora ci troviamo in una fase di stallo che, temo, durerà a lungo.