La mattina di sabato 26 febbraio a Trinità, in parco Allea, il sindaco Ernesta Zucco, alla presenza di tantissimi ragazzi delle scuole e cittadini, ha inaugurato una nuova panchina rossa, simbolo della sfida culturale alla violenza di genere. La panchina riporta la celebre frase di Dante "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, tratta dal 26º canto dell'Inferno della Divina Commedia, ed è dedicata alla memoria di Silvana Allasia, donna di Fossano vittima di violenza, uccisa dal convivente nel 2014. Del tema purtroppo sempre attualissimo ha parlato anche Agnese, sorella di Silvana, presente alla cerimonia. L’iniziativa è promossa e realizzata dal Coordinamento di Genere dei Pensionati Cisl cuneesi, in collaborazione con il Comune di Trinità. La giornata si inserisce nell’ambito del progetto voluto e realizzato dallo stesso Coordinamento Cisl “Una panchina al mese perché un giorno solo non basta”. Un progetto che presenta due peculiarità. In primo luogo l’estensione territoriale: si vuole infatti a coinvolgere quanti più Comuni possibili del Cuneese. Secondo aspetto caratterizzante è il fatto che le giornate in cui si celebra l’inaugurazione vedono sempre la presenza da protagonisti degli uomini. «La presenza attiva degli uomini in ogni tappa di questo percorso – analizza Lina Simonetti, segretaria Cisl e ideatrice del progetto – costituisce il valore aggiunto, insieme al coinvolgimento delle scuole. La violenza di genere non è un problema solo delle donne, ma riguarda anche, se non soprattutto, gli uomini. E poi, vanno sensibilizzati i giovani. Per noi donne, questa battaglia, che combattiamo da troppo tempo da sole, potrà vedere una svolta positiva solo dando agli uomini un ruolo attivo nel percorso e formando le giovani generazioni al rispetto come valore universale».
Uniti contro la violenza di genere: Trinità inaugura la “sua” panchina rossa
Presentazione la mattina di sabato 26 febbraio, a parco allea. La panchina ricorda Silvana Allasia, fossanese uccisa del convivente, e riporta una celebre frase della Divina Commedia